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"Siamo all’ultima spiaggia". Nardella fa autocritica e stronca la Schlein

Il sindaco di Firenze avvia un processo di autocritica nel centrosinistra: "Il Pd? Un partito di establishment. Elly non può essere ideologica"

"Siamo all’ultima spiaggia". Nardella fa autocritica e stronca la Schlein

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A soli tre mesi dalla sua elezione a segretaria del Partito democratico Elly Schlein si trova sul filo del rasoio (politico). La luna di miele tra gli elettori dem e la nuova leader è finita ancora prima di iniziare. L’elemento novità, tra omissioni, eccessi di massimalismo e sconfitte politiche nette, è già svanito. E all’interno del Partito democratico le correnti ricominciano ad alzare la testa, a prendere la parola, ad alzare la voce e, spesso, tornano a parlare la lingua delle verità. Dario Nardella, esponente del fronte bonacciniano e sindaco di Firenze, prova a fare autocritica senza mezzi termini. Il Pd?: “Siamo all’ultima spiaggia. E questa volta lo sanno anche i maggiorenti che stanno a Roma”.

Nardella fa autocritica

Il clima al Nazareno è questo. L’elaborazione della sconfitta va di pari passo con una necessaria autocritica politica prima che personale. O almeno, questo è ciò che provano a fare i cosiddetti riformisti dem, ormai minoranza all’interno del nuovo corso Pd. E quindi Nardella, incalzato dal Corriere della Sera, prova a mettere sul tavolo tutti i difetti strutturali del suo partito che, dopo l’ultima débâcle elettorale, è rimasto a leccarsi le ferite. “La sconfitta è chiara – esordisce il sindaco di Firenze – e non ci si può consolare con il fatto che stiamo assistendo a una crisi delle sinistre di governo in tutta Europa”. In ordine, Grecia e Spagna.

Le motivazioni della Caporetto di domenica scorsa sono evidenti.“Va detto: il Pd – aggiunge Nardella – troppo spesso è apparso all’esterno come un partito di establishment, più preoccupato di gestire i personalismi interni che di lanciare ricette coraggiose e forti per il Paese”. Ma anche quando è riuscito a levarsi di dosso l’etichetta di partito di palazzo, con l’elezione di Elly Schlein, le ricette che il Pd ha messo in campo avevano lo stesso sapore ideologico e radicale, vicino alla Ztl e lontano dalla volontà della maggioranza.

Il massimalismo di Schlein

È lo stesso sindaco fiorentino ad ammettere quello che molti pensano: “Credo che Schlein – spiega – possa essere allo stesso tempo radicale nei contenuti, senza essere ideologica, e inclusiva nei metodi, senza cadere nella trappola del logoramento del segretario da parte delle varie correnti”. Per la prima parte della frase ci siamo, per la seconda un po' meno. Il massimalismo targato Schlein si è visto nelle ricette economiche proposte agli elettori. Attacchi violenti sui risparmi e sulle “rendite finanziarie”, progetto patrimoniale sempre dietro l’angolo e dito puntato contro le case degli italiani.

L’ultima figuraccia, in ordine cronologico, è sulla politica estera. Elly Schlein si trova in mezzo a due anime del partito che non riesce più a controllare: filo-Nato da una parte, filo-russi nostalgici dall’altra. La mediazione della segretaria è l’ennesimo pasticcio. Il piano europeo Asap, acronimo di “Act in Support of Ammunition Production”, che si voterà oggi nell’aula del Parlamento europeo, ha rivelato tutte le confusioni ideologiche dem. L’obbiettivo del piano Ue è quello di stanziare 500 milioni per aumentare la capacità produttiva europea di armi. La risposta dem è sintomo di una confusione ideologica. Prima l’ipotesi di astenersi dal voto e uscire dall’aula. Altri, all’interno del partito, erano addirittura orientati verso il no.

Alla fine il Pd seguirà i socialisti europei e voterà si al piano ma con una piccola postilla strumentale aggiunta ieri da Elly Schlein. La segretaria, in diretta su Instagram, ha chiesto al governo Meloni di non usare i fondi del Pnrr per finanziare ulteriori produzioni di armamenti.

Peccato che, sia da Palazzo Chigi sia dal ministero della Difesa, nessuno avesse ventilato questa ipotesi.

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