Sindacalista Cgil inventò un'aggressione fascista a Genova: condannato

L'uomo, che ora non fa più parte del sindacato, accusò ipotetici "fascisti" di averlo insultato e sputato mentre appendeva i manifesti per i referendum su lavoro e cittadinanza ma poi ritrattò

Immagine di repertorio
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Si è conclusa con la condanna di F.M., ex segretario della Fillea Cgil di Genova, il caso della finta aggressione fascista. Lo scorso 15 aprile il sindacalista locale della Federazione italiana dei lavoratori del legno, dell'edilizia, delle industrie affini ed estrattive, aveva denunciato di essere stato vittima di un agguato di matrice nera mentre affiggeva dei manifesti per il sì al referendum su lavoro e cittadinanza. Disse che alcuni uomini lo avevano appellato come "comunista di merda" e che gli fecero il saluto romano prima di aggredirlo fisicamente, sputandogli addosso. In tanti gli offrirono la propria solidarietà, anche dal centrodestra, perché queste aggressioni non possono e non devono essere tollerate. Ci fu perfino una manifestazione solidale antifascista per condannare l'aggressione. Che però non è mai avvenuta.

Già dalle ore successive alla sua denuncia emersero incongruenze nel racconto, le stesse telecamere di sorveglianza della zona non avevano fornito alcun riscontro, tanto che lo stesso sindacalista decise di ritirare la denuncia due giorni dopo. "Chiediamo che sia fatta piena chiarezza e che ogni forma di violenza venga fermamente contrastata. La sicurezza e la libertà di chi rappresenta i diritti dei lavoratori devono essere garantite", insistette comunque il sindacato dopo la denuncia, ritirata per "troppe pressioni". A fine mese, poi, l'ammissione: F.M. si era inventato tutto. Lo ha dichiarato davanti agli investigatori che, dopo averlo convocato come persona informata sui fatti, lo hanno indagato per simulazione di reato.

E in queste ore si è arrivati a conclusione della vicenda con la condanna del sindacalista a quattro mesi di lavori di pubblica utilità e una donazione a un ente benefico. Il giudice ha accettato la messa alla prova dell'uomo in considerazione che per il reato contestato la pena massima prevista è comunque inferiore ai tre anni. Quel che resta di questa vicenda è il tentativo di esacebrare ulteriormente un clima di tensione già alto in Italia, arrivando perfino a inventare aggressioni politiche mai avvenute. Ora non resta che attendere un commento della Cgil a fronte della condanna e dell'ammissione del suo ex segretario, che ha avuto l'onestà intellettuale, posto davanti ai fatti, di raccontare la verità. L'attuale sindaco di Genova Silvia Salis, che in quei giorni era in piena campagna elettorale, si precipitò sul caso, partecipando anche alla manifestazione.

"È importante che siamo così tanti perché questi gesti dicono che c'è un clima in questa città che non va bene, che permette un certo tipo di atteggiamenti", disse l'attuale sindaco ai microfoni delle tv locali. Ci si aspetterebbe la stessa solerzia ora che si è arrivati a conclusione con una condanna.

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