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Il sindaco di Taranto dice addio al Pd: "Troppi cortocircuiti"

Rinaldo Melucci, primo cittadino del comune pugliese rieletto nel 2022, scrive una lunga lettera di addio al Partito democratico per dirigersi (con tutta probabilità) verso Italia Viva

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Un ennesimo addio al Partito democratico si è consumato: il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, annuncia di lasciare il movimento guidato dalla Schlein affermando di non riconoscersi più in un Pd "che sta cambiando pelle, come sono inevitabilmente cambiato io lungo questi anni assai impegnativi". Il rapporto era diventato ultimamente teso con il primo cittadino del comune pugliese. "Si è portati spesso a pensare che ci si lasci perché carichi di rancore o insoddisfatti - aggiunge -. In verità, in una visione più romantica e profonda del sentire la politica, nella sua accezione più elevata, la scelta di prendere strade differenti può essere dipesa dalla semplice ed umana ambizione di ricercare nuove motivazioni, energie e valori più aderenti al proprio sentire e al proprio progetto politico".

Dal Pd a Italia Viva: il futuro del sindaco di Taranto

Ecco quindi che Melucci intende precisare "che il secondo caso è quello che credo mi riguardi: sentire ed intendere la politica come qualcosa che arricchisca l'esistente, che generi sistemi valoriali virtuosi ed in grado di dare risposte alle tante sfide del nostro complicato presente". "Certo, dal 2017 ad oggi - spiega il sindaco - tanti sono stati i cortocircuiti tra partito e i suoi amministratori locali, sindaco incluso, tante anche le battaglie comuni portate positivamente a termine". E così "si arriva, a volte, a un punto in cui bisogna lasciare che la libertà di espressione e di determinazione non venga stritolata in alcun modo da logiche che nulla hanno a che fare con quella concezione alta e spirituale della politica". "Di fronte ai cambiamenti epocali - aggiunge - la politica deve sottrarsi da asfittici e tossici giochi di posizionamento ed opportunità, e deve rimodularsi verso i bisogni della comunità, garantendo la stabilità degli enti amministrati, la cui guida è scelta democraticamente sulla scorta di un robusto mandato elettorale, proprio al fine di non disattendere la speranza di riscatto di intere comunità".

Un altro saluto, quindi, in direzione del centro: il futuro del sindaco di Taranto si chiama infatti Italia Viva. "Quando le dinamiche personali hanno preso il sopravvento sulle argomentazioni politiche e sulla progettualità, lo sconforto e l'amarezza hanno avuto la meglio. Ed è proprio in questi casi che, sulla scorta del mandato ricevuto, sempre attraverso un concreto spirito di missione e di servizio verso la comunità, bisogna lasciar andare ciò che si sente estraneo al proprio essere". Nonostante tutto, Rinaldo Melucci non intende riservare alcun rimprovero al suo ex partito: "Solo ringraziamenti e rassicurazioni sulla centralità del suo ruolo all'interno degli sforzi quotidiani compiuti dalle amministrazioni locali. L'avversario di Taranto è là fuori in agguato, tra populismo e sovranismo".

Il progetto di un campo larghissimo sempre in Puglia

Ed è proprio per questo motivo che lui si auspica che si crei uno spazio politico che "vada dai riformisti e moderati ai progressisti ed ecologisti, passando per il contributo fondamentale degli amici del Movimento 5 Stelle, il tutto ragionato sui temi e l'affidabilità nel perseguirli". In sintesi: il famoso campo larghissimo che si è visto recentemente trionfare sostanzialmente solo a Foggia, dove l'ammucchiata rossa ha consentito a Maria Aida Episcopo di essere eletta nuova sindaca.

Rieletto nel giugno 2022 la svolta di Melucci non è proprio una sorpresa. Almeno fin da quando il consigliere Massimiliano Stellato, ora segretario regionale di Italia Viva, lo aveva fatto incontrare con Matteo Renzi: quello fu un approccio in vista di ulteriori sviluppi che sono arrivati, per adesso, con l'allargamento della maggioranza nel consiglio comunale di Taranto proprio a Italia Viva. Una decisione che ha procurato molti mal di pancia nel Partito Democratico.

Per Schlein, un nuovo colpo politico duro da subire.

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