La sinistra ferma al "pastore tedesco"

Pochi tweet per la scomparsa di Benedetto XVI. Nel 2007 alla Sapienza lo bandirono

La sinistra ferma al "pastore tedesco"

Per una volta la «sinistra» è stata coerente. Nessuno si è arrossato i polpastrelli delle dita per scrivere (bene) di Papa Benedetto XVI. La morte di Joseph Ratzinger è passata quasi inosservata da quelle parti. E la colpa non è certamente da attribuire alle vacanze di capodanno. D'altronde per loro Papa Benedetto XVI era solo un «pastore tedesco». A definirlo così, uno dei giornali di riferimento della sinistra italiana. Il Manifesto. Un attacco partito già dal primo giorno di pontificato, il 19 aprile del 2005. E mai terminato. Era l'8 dicembre del 2006 quando, a Roma, dalla finestra dello stesso quotidiano rosso, al passaggio del Papa, diretto a Piazza di Spagna per le celebrazioni dell'Immacolata, furono lanciati bigliettini con la foto del Papa e su scritto «Lasciaci in pacs».

Più che un'opposizione una vera e propria ossessione. Mentre il mondo intero si stringe attorno alla Chiesa e piange la scomparsa di un grande uomo e teologo, in Italia c'è chi riesce a creare divisione. Anche di fronte alla morte. Come il segretario dimissionario del Pd Enrico Letta che, per ricordarlo, ha puntato sulla fragilità umana del 256esimo Papa, il primo «emerito». Su Twitter lo definisce come «un innovatore» per aver riconsegnato il trono Petrino. «La sua scelta cambierà per sempre la storia della Chiesa Cattolica. Dobbiamo essergli riconoscenti». Ma per cosa, per essersi dimesso? Si chiedono gli utenti. Poche parole che hanno creato polemiche. Ovviamente inevitabili. Ma Letta non è il solo. A fargli compagnia l'attivista per i diritti omosessuali ed ex parlamentare Vladimir Guadagno Luxuria che non ha perso occasione per attaccare. Sine pietate.

«Non posso essere ipocrita da tacere i grandi contrasti che ha avuto la comunità Lgbt» ha detto. Ma non solo, per Luxuria, Benedetto XVI era «ossessionato» dagli omosessuali tanto da prendere posizione su «tutti i temi e le leggi che potessero favorire le nostre vite, i nostri affetti». Ma non aveva ricevuto l'illuminazione sulla via di Damasco? Non aveva ritrovato la strada del fonte battesimale cattolico? L'avrà persa.

Ma c'è anche chi ha impedito al Papa di aprire l'anno accademico alla Sapienza di Roma. Nel 2007, 67 docenti, si schierarono contro il suo intervento costringendolo a rinunciare. Una delle più grandi vergogne della presunta cultura italiana. Presunta perché se la cultura non si libera dai pregiudizi e non si consegna al confronto non è cultura. Il compagno Vauro non è stato di meno.

Più volte ha preso di mira il Papa nelle sue vignette. Una volta raffigurato come un gerarca tedesco delle SS e un'altura, invece, come un Papa complice della pedofilia. Ma Benedetto XVI sicuramente avrà già chiesto a Dio il perdono per loro.

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