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25 aprile, sempre la solita sinistra: ieri contro il Cav, oggi anti-Meloni

"Si potrebbe tornare a Milano il 25 aprile". Il Manifesto rilancia la stessa idea proposta trent'anni fa dopo la vittoria elettorale di Berlusconi. E l'Anpi subito aderisce all'appello politico

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Oggi come ieri, l'antifascismo vissuto come un feticcio. Il 25 aprile trasformato in uno strumento di propaganda politica e svuotato così del suo valore di festa nazionale. Cioè di tutti. La sinistra allunga nuovamente le mani sulla Liberazione: a trent'anni esatti dalla prima e straripante vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, sul quotidiano Il Manifesto è apparso stamani un appello per riportare a Milano una grande manifestazione di piazza in occasione del 25 aprile. Proprio come accadde nel 1994, quando i compagni si radunarono nel capoluogo lombardo, città simbolo del berlusconismo, sotto una pioggia battente.

Il giornale comunista, che per primo lanciò quella convocazione di massa, oggi ha riproposto l'iniziativa. Chiaramente connotando - e attualizzando - l'evento in chiave politica. "La minaccia neofascista era forte trent’anni fa, quando erano al governo per la prima volta Berlusconi e Fini, ed è fortissima oggi che il governo con Meloni è spostato ancora più a destra", si legge infatti sul Manifesto in un appello che ribadisce indirettamente uno dei capisaldi dell'antifascismo militante: quello di avere sempre un nemico immaginario da combattere. Ieri toccava a Berlusconi, delegittimato e dipinto come il "Cavaliere nero", oggi è il turno della leader di Fratelli d'Italia e alla maggioranza che la sostiene come capo dell'esecutivo.

Quella di governo - ha difatti attaccato il quotidiano - è "una destra aggressiva e rivendicativa che non riesce a rendersi presentabile a distanza di un anno e mezzo dalla vittoria. Ed è naturale che sia così, perché ha le radici nel ventennio fascista e nelle sue nostalgie, nella storia più nera di questo paese, in tutto quello che il 25 aprile è stato sconfitto". Parole destinate ad anticipare l'ennesima festa della Liberazione divisiva, incapace cioè di celebrare l'anniversario storico nel segno di una memoria condivisa. Del resto, a contrastare la dittatura non furono solo i partigiani rossi, sebbene certa sinistra preferisca dimenticare questa parte della storia.

Ad aderire a tempo record all'appello del Manifesto è stata l'Anpi, che sui social ha espresso con convinzione il proprio sostegno all'idea di ripetere il 25 aprile milanese. A conferma del carattere fortemente politico dell'iniziativa, le ulteriori considerazioni pubblicate stamani dal quotidiano comunista: "Ovunque partiti di destra estrema o dichiaratamente neofascisti mettono in discussione libertà, uguaglianza, diritti e convivenza pacifica. Vanno fermati nelle urne delle elezioni europee ma anche con una grande mobilitazione popolare che faccia rivivere i valori della resistenza e dell'antifascismo". Sì, perché l'insopportabile vizio della sinistra militante è quello di trasformare l'antifascismo in una materia a esclusivo appannaggio, in un continuo gioco di contrapposizioni che non giova a nessuno. Se non agli stessi compagni, magari pure in chiave elettorale.

"Vengano le associazioni, i partiti, i sindacati, i lavoratori e i pensionati, vengano i movimenti, le studentesse e gli studenti, le pacifiste e i pacifisti d'Italia e d'Europa", si legge ancora nell'appello, nel quale viene anche avanzato l'obiettivo di: "battere autoritarismo e oppressione, razzismo e manganelli, precarietà, sfruttamento e devastazione ambientale". Benedetto 25 aprile: per una sinistra in continua ricerca di identità e di consensi, la Liberazione arriva anche stavolta come una provvidenziale occasione di rilancio della battaglia politica.

Trent'anni dopo il trionfo di Berlusconi, la storia si ripete.

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