Elezioni Regionali 2023

Neanche l'ammucchiata avrebbe salvato la sinistra

I risultati delle elezioni Regionali non lasciano alcun dubbio: se anche Pd, 5 Stelle e Terzo Polo avessero corso insieme, Fontana e Rocca avrebbero comunque vinto in Lombardia e in Lazio grazie alla loro maggioranza assoluta

Neanche l'ammucchiata avrebbe salvato la sinistra

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Dalle elezioni Regionali in Lombardia e in Lazio emerge un elemento allarmante per il mondo della sinistra: sia che si presentino unite sia che si presentino divise, le opposizioni sono sempre destinate a perdere. La fantomatica ammucchiata rossa, infatti, qualora anche si fosse costituita nelle due regioni appena andate al voto, comunque, non avrebbe infatti avuto alcuna possibilità di uscire vincitrice alle urne.

I dati che giungono dai seggi elettorali lombardi e laziali parlano in maniera molto chiara in questo senso: le candidature di Attilio Fontana e di Francesco Rocca hanno fatto così incetta di consensi tanto da raggiungere addirittura la maggioranza assoluta. Una soglia – quella del 50% dei voti – che, in occasione delle elezioni Regionali, non bisogna necessariamente superare, in quanto non è previsto il ballottaggio in questo tipo di contese amministrative. E invece questo quorum simbolico mette completamente ko le speranze anche tra coloro che sognavano (e continuano a farlo) un centrosinistra unico.

L'inesistenza di una proposta valida

La situazione nelle Regioni Lombardia e Lazio, del resto, è stata parecchio emblematica. Al Nord c'è stata la candidatura di Pierfrancesco Majorino, che era sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle, ma non dal Terzo Polo, che infatti aveva optato per Letizia Moratti; in Centro Italia, invece, erano stati Azione e Italia Viva ad appoggiare il dem Alessio D'Amato, escludendo i pentastellati che si erano presentati con la proposta elettorale solitaria della civica Donatella Bianchi. Ecco: facendo anche la somma tra le percentuali prese da Majorino e quelle della Moratti, i suffragi non avrebbero mai potuto raggiungere le preferenze di Fontana, nettamente riconfermato quindi presidente della Regione Lombardia con una maggioranza schiacciante: 55% circa contro il 43% ipotetico dell'ammucchiata rossa. Lo stesso discorso numerico vale anche per Rocca: l'addizione dei voti a favore di D'Amato con quelli di Bianchi non avrebbe comunque fatto il solletico all'ex presidente della Croce Rossa Italiana, da oggi ufficialmente successore di Nicola Zingaretti alla guida del Lazio: 52% a 45%.

Stanti così i nuneri riguardanti il gradimento di queste competizioni amministrative che si svolgono in un unico turno, ben poco senso pare avere il tweet del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori: "Possiamo a questo punto serenamente dire che la scelta del Terzo Polo di sostenere Letizia Moratti è stata una sciocchezza? Col maggioritario a turno secco si è competitivi solo unendo tutto il centrosinistra (sì, pure i 5S). O lo capite o la destra vincerà ogni volta". Un post a cui risponde Maria Chiara Gadda del Terzo Polo: "Abbi pazienza ma dopo il tuo risultato del 2018 forse eviterei di dire sempre agli altri che devono fare. Con astensione al 60% forse bisognerebbe iniziare a ragionare su un cambio di passo radicale della politica, nel campo riformista però. Non certo con il M5S".

L'atmosfera che aleggia a sinistra è dunque quella di una rassegnazione totale, oltre a quella di caos: se nel 2006 l'ammucchiata completa dei diversi partiti che si contrapponevano al polo del centrodestra – pur con idee spesso lontanissime e contraddittorie tra loro – era riuscita perlomeno a vincere (di pochissimo) contro Berlusconi alle elezioni Politiche, ora il rischio è che quel raggruppamento potrebbe non riuscire a competere nemmeno con tutti gli anti-meloniani presenti dentro un'unica alleanza. La sensazione è che le forze politiche che occupano l'attuale opposizione parlamentare dovranno seriamente rimettere le idee in ordine per cercare di fornire agli elettori una valida alternativa contro la coalizione che, oltre al Paese, ora governa ben 14 regioni sulle 18 in cui i governatori vengono eletti direttamente dai cittadini.

La traversata nel deserto, per i giallorossi, è ancora molto lunga.

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