Sostegno a Monti e Udc, scintille nel Pdl

RomaLa tensione corre sul filo del sostegno al governo Monti. Dentro il Pdl i sostenitori dell'anomala alleanza tripartita continuano a pizzicarsi a distanza con i fautori del ritorno al classico schema bipolare. Un fuoco che anche la tensione con l'Udc - grande cerimoniere della grande coalizione in vista del 2013 - contribuisce ad attizzare.
La scintilla di giornata si accende sulle parole di Maurizio Lupi e Giorgia Meloni, con il primo che non esclude un bis montiano qualora l'emergenza lo rendesse inevitabile e la seconda che dice no a chi «pensa che si debba ritornare indietro, agli inciuci da Prima Repubblica e alle pastette». Ma la dialettica interna resta alta anche sulla mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Paola Severino proposta dalla Lega. Un'iniziativa che incontra l'interesse di Maurizio Gasparri. «Se ci sarà chiederò che il Pdl la valuti e decida insieme il da farsi. Perché la gestione della Severino è disastrosa e non possiamo più tollerarla. Qualche giorno fa abbiamo avuto un incontro: c'era Alfano, c'ero io, c'era Cicchitto. Due ore e un quarto inutili: il ministro ha risposto picche a tutte le nostre richieste. Vorrebbe che cambiassimo la legge sulla responsabilità civile dei magistrati; non è disponibile a fare una legge seria sulle intercettazioni, non è disponibile a cambiare il ddl anticorruzione. In queste condizioni perché dovremmo continuare a fare finta di niente?». L'affondo viene, però, bloccato dal capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, che ricorda una linea di condotta consolidata dentro il Pdl. «Come già sottolineato in passato, abbiamo una posizione di principio contraria alle mozioni di sfiducia individuali che vanno presentate contro i governi, non ricorrendo al tatticismo di concentrare il fuoco su un singolo ministro. Ciò è indipendente dalla condivisione o dal dissenso sull'attività di un singolo ministro». Prova a gettare acqua sul fuoco Annamaria Bernini: «È autolesionista e politicamente inopportuno occuparci oggi della grande coalizione. Sceglierà il popolo sovrano».
L'altro fronte aperto resta quello con l'Udc. Rocco Buttiglione lancia una sorta di invito «condizionato» a Via dell'Umiltà. «Nella coalizione dei moderati l'Udc vorrebbe il Pdl, ma prima il Pdl deve decidere cosa essere, se moderato e popolare oppure no». Una frase che accende sospetti dalle parti dell'Idv dove Felice Belisario fa notare che «se Buttiglione fa appello solo al Pdl per la grande coalizione, significa che l'accordo con il Pd è già chiuso. A questo punto anche i democratici dovrebbero dichiarare le proprie intenzioni prima e non dopo e non imbrogliare gli italiani». Ma anche nel Pdl, soprattutto tra gli ex An, non manca chi punta il dito contro la strategia centrista. «Solo in Italia esiste un partito il cui programma è indifferente e che ha l'unico obiettivo della riedizione del compromesso storico Dc-Pci» attacca Fabio Rampelli.

«L'Udc è nostalgica della prima Repubblica, ovvero della sua parte peggiore, quella che ha preferito rendere palese quel consociativismo che ha messo in ginocchio l'Italia invece di traghettarla verso le democrazie avanzate».

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