Spunta il ddl salva-Cavaliere: boomerang contro i falchi Pd

S ul Pd, per ora attestato da Epifani nella trincea del «nessuna concessione a Berlusconi», il Pdl scaglia un disegno di legge a mo' di boomerang. Un testo che starebbe a dimostrare, spiega il presidente pidiellino della Commissione affari costituzionali della Camera, Francesco Paolo Sisto, che il problema della non retroattività di norme come quelle previste dalla legge Severino è fondato, e che lo stesso Pd se ne è fatto appassionato sostenitore.
Già, perché la proposta di legge, presentata a maggio al Senato, è firmata da cinque parlamentari Pd, due dei quali (la renziana Isabella De Monte e il bersaniano Giorgio Pagliari) sono membri della fatidica Giunta per le elezioni del senato che dovrà decidere delle sorti del Cavaliere. E nel testo di sostiene che l'applicazione retroattiva di norme riguardanti la incompatibilità tra incarichi nelle Pubbliche amministrazioni e negli Enti privati in controllo pubblico e cariche di componenti di organi di indirizzo politico appare «costituzionalmente illegittima» e che «l'aberranza di questa situazione è evidentissima, ma basti considerare che, se si ammettesse un principio quale quello sancito (consapevolmente o inconsapevolmente poco importa) dal decreto legislativo in oggetto, si riconoscerebbe sostanzialmente la possibilità che una legge, mutando i requisiti, possa rendere incompatibili o ineleggibili in corso di mandato anche i membri del Parlamento. Il che è come dire che una legge sopravvenuta potrebbe cancellare o, comunque, limitare la volontà popolare». Diffuso il testo, Sisto ne trae le conclusioni: «Secondo questo principio, dunque, Berlusconi non può essere dichiarato incandidabile né decaduto, e chi finora nel Pd ha sostenuto l'applicabilità al suo caso della norma Severino sapeva di dire il falso. Ora avranno il coraggio di votare contro il loro pensiero, pur di far fuori Berlusconi?». Ovvio l'imbarazzo nel Pd, dove i firmatari si affrettano a precisare che il caso Berlusconi non c'entra: «La dichiarazione di Sisto è del tutto strumentale e priva di fondamento, in quanto il nostro ddl riguarda atti amministrativi che non hanno nulla a che fare con sentenze penali passate in giudicato». Resta però la questione della applicazione retroattiva giudicata «costituzionalmente illegittima», che offre nuovi argomenti a chi chiede una verifica costituzionale della legge Severino.
Intanto l'attesa per lo showdown del caso Berlusconi si alimenta anche di paure sotterranee, in casa Pd. Come quella di un «trappolone» giocato dai grillini nel segreto dell'urna, per far cadere sul Pd il sospetto di aver salvato coi «franchi tiratori» (paventati anche da esponenti Pd come Puppato o Casson) il Cavaliere e con lui il governo delle larghe intese. Un pericolo denunciato ieri dall'Unità, col ragionamento che se così facessero i Cinque Stelle potrebbero «evitare la responsabilità di governo, se il Pdl lo facesse cadere e ai grillini venisse chiesta una prova d'impegno». Tra le righe si riaffaccia il tormentone del «governo di cambiamento» coi grillini, già inutilmente inseguito da Bersani dopo la batosta elettorale, e ieri riesumato da Alessandra Moretti, all'epoca strenua supporter del leader (salvo poi abbandonarlo fulmineamente, in cerca di lidi più sicuri, quando Bersani dovette dimettersi). Secondo la Moretti ci sarebbero «almeno 30 grillini su 50» pronti a sostenere un Letta bis, e anche un po' di Pdl.

Lo diceva anche all'epoca in cui sosteneva Bersani, poi purtroppo la previsione non si verificò. «E dubito si verifichi oggi - dice il Pd Giachetti - visto oltretutto che quel che pensano di noi i grillini ce lo ripetono ogni giorno, a parolacce. Ma di che parliamo?».

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