Stragi, togliere il segreto non ci darà la verità

La mossa di Renzi non servirà a scoprire la verità

Stragi, togliere il segreto non ci darà la verità

Sia lodato Matteo Renzi che intende togliere il segreto di Stato su tutte le schifezze commesse in Italia negli ultimi 70 anni e delle quali non si è mai saputo nulla di certo, anche perché la magistratura e le forze dell'ordine appartengono al genere umano e non sono capaci di compiere miracoli. L'iniziativa del baby premier è da applaudire, e noi per primi battiamo le mani pur consapevoli che a tanta attesa di luce farà riscontro un buio ancora più fitto di quello in cui siamo stati avvolti finora.
Solamente i fessi dediti da sempre alla dietrologia e i cultori del complottismo più stolido possono sperare di avere finalmente conferma alle loro elucubrazioni. Lo sperano vivamente e fremono dal desiderio di compulsare le carte occultate in ossequio alla ragion di Stato. Ma quale ragion di Stato se non quella di evitare di spacciare congetture e supposizioni per distillati di verità? Chiunque sia dotato di un minimo di senso comune sa - senza bisogno di scoperchiare il pentolone dei cosiddetti segreti - che gli autori delle stragi di piazza Fontana, dell'Italicus e della stazione di Bologna, se non sono stati beccati sin qui, è solo perché sconosciuti, e tali rimarranno per sempre.
Sono stati celebrati processi a iosa, condannati degli innocenti, perseguite decine di personaggi. Risultato: zero. Aspettarsi dall'abolizione del segreto di Stato chissà quali rivelazioni è da ingenui. S'illudono coloro i quali, per lustri e lustri, hanno sospettato che a far esplodere le bombe assassine e stragiste sia stata la Cia, s'illudono di avere presto fra le mani i certificati della propria lungimiranza. Saranno smentiti e ridicolizzati.
I dossier sepolti tanto a lungo nell'oblio, una volta resi accessibili alla pubblica curiosità, dimostreranno soltanto la stupidità di chi ha creduto nella strategia della tensione, nel terrorismo di Stato, nelle frottole diffuse ad arte da politici e giornalisti eccitati all'idea che l'anarchico Pinelli non si sia gettato dalla finestra per suicidarsi, bensì lo abbia scaraventato giù in cortile la polizia italiana, in ottemperanza alle disposizioni degli Usa, complice la Democrazia cristiana. Quelle scartoffie segretate sono piene solo d'ipotesi strampalate, di supposizioni, interrogatori inutili, indicazioni d'indagini senza costrutto e a nulla approdate.
Qualcuno allora domanderà: se si tratta d'idiozie, perché sono state sottratte alla legittima sete di giustizia degli italiani? Ma ragazzi, scendete dalla pianta. Dare in pasto al pubblico materiale delicato che coinvolge, senza riscontri attendibili, Paesi amici o poco amici sarebbe stato rischioso: avrebbe potuto compromettere rapporti internazionali importanti, inguaiare gente che non c'entrava nulla con le nostre vicende interne, creare confusione e sollevare dubbi infondati.
Nessuna nazione seria si sarebbe avventurata in una simile operazione non di verità, bensì di puro e gratuito sputtanamento, privo inoltre di qualsivoglia indizio solido. In ogni caso, visto che sono trascorsi decenni, ben venga un po' di chiarezza.

Servirà se non altro a chiudere la bocca ai dietrologi che ci hanno ammorbato per una vita con le loro fantasie da malati psichiatrici e, purtroppo, bevute quale rosolio da milioni di cittadini che guardavano alla dittatura del popolo come a un mezzo idoneo alla liberazione dei popoli.

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