"Su Palazzo Ducale sventola il Tricolore, non dobbiamo scuse". Bocciate le richieste dei Pro Pal a Ferrara

L'assessore Savini, con un intervento incisivo, rimanda al mittente la mozione M5s con richiesta di scuse e di issare sul palazzo municipale la bandiera della Palestina

"Su Palazzo Ducale sventola il Tricolore, non dobbiamo scuse". Bocciate le richieste dei Pro Pal a Ferrara
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Il Comune di Ferrara non si scusa con i pro Pal che pretendevano dall'amministrazione "scuse pubbliche" alla popolazione palestinese, l'esposizione della bandiera palestinese e una presa di posizione per la condanna del "genocidio" che dicono essere compiuto da Israele. Se prima queste rimostranze erano contenute in un volantino che girava nella comunità, il M5s lo ha portato in consiglio comunale pretendendo risposte dalla giunta comunale che, dopo una discussione animata, sono arrivate ma non nella misura che volevano i promotori.

Sono volate molte grida da parte delle opposizioni, che forse sperava in questo modo di ottenere la ragione, che però non è arrivata. Francesca Savini, assessore comunale, ha preso la parola e ha smontato punto per punto la mozione pentastellata, sottolineando che è stata presentata al solo scopo di "costruire un atto d'accusa contro l'amministrazione" con parole "avvelenate, scritte solo per delegittimare chi governa la città, più che per difendere qualcuno". Per questo motivo, ha proseguito Savini, è stato emblematico che in quell'Aula "la violenza venga denunciata solo quando è utile al proprio tornaconto politico. Dico questo perché quando a essere intimiditi sono i consiglieri di maggioranza sullo scalone del Municipio, quando davanti alla porta del mio ufficio compaiono nella notte volantini ammucchiati che ripetono accuse, parole d'odio, processi morali, allora improvvisamente quella non è più violenza. Diventa militanza, diventa attivismo e impegno civile". Savini ha smascherato l'ipocrisia della parte politica d'opposizione, nelle realtà locali come in quella nazionale, aggiungendo che "chi tra questi banchi sceglie di farsi portavoce di quella stessa galassia, replicando gli stessi atti, gli stessi slogan e gli stessi toni e la stessa aggressività, ignorando il clima intimidatorio da cui provengono".

Quindi Savini si rivolge a Marzia Marchi, esponente del M5s che ha portato la mozione, aggiungendo che "porta il suo nome: è lei che ha fatto di quest'Aula l'amplificatore delle proprie crociate ideologiche". E ancora parlando con l'eletta dei pentastellati, l'assessore prosegue rimarcando che quell'assemblea "non diventerà il tribunale del suo catechismo integralista, dove si mette alla sbarra chiunque non lo reciti. Perché se davvero il criterio è quello della vita delle persone, della difesa dei diritti e della causa della pace, allora quel criterio deve valere sempre. Per i civili di Gaza, certo, ma anche per le migliaia di cristiani perseguitati in Nigeria, vale per i villaggi massacrati in Sudan e vale per le vittime dimenticate dovunque non arrivi uno striscione". Quindi Savini chiede perché non ci siano mozioni per quelle tragedie, "o dobbiamo pensare che il suo sdegno si accende solo dove ci sono cortei, riflettori e una claque pronta a seguirla?".

Quando, ha dichiarato ancora l'assessore nel suo lungo intervento, "il dolore non garantisce visibilità, il suo sdegno si spegne". È un intervento diretto sempre nei confronti di Marchi quello di Savini, che ha voluto stabilire un contatto diretto con la pentastellata per esporre le incongruenze sue come quelle di chiunque abbia questo tipo di atteggiamento. "Ed è proprio qui che il suo moralismo si rivela per quello che è: selettivo, opportunistico, cucito sulla misura dei calcoli di parte. La smetta di ostacolare i lavori di questo consiglio comunale con le sue invettive, tanto rumorose quanto alla fine inconcludenti. Lo faccia per rispetto per Ferrara e di chi, qui dentro, lavora per i ferraresi. Ci chieda scuse ufficiali. Noi di scuse non ne dobbiamo". E ancora, "Le scuse le deve chi trasforma una kefiah in un lasciapassare morale, fingendo di ignorare che quello stesso simbolo viene brandito da Hamas mentre pratica esecuzioni sommarie. Le scuse le deve chi ha ridotto la bandiera palestinese a strumento di pressione interna, a test di fedeltà ideologica, a metro per stabilire chi è umano e chi no", ha dichiarato Savini, che nel suo sentito intervento si è rivolta Marzia Marchi, l'esponente del M5s che ha portato il documento in Aula.

"Chi chiedete di esporla fuori dal Municipio, la risposta è semplice, netta e definitiva: no. Sul Palazzo Ducale sventola il tricolore, che tiene insieme storie diverse, persone diverse e sensibilità diverse, il Tricolore che rappresenta tutti, simbolo di una Patria che ci precede e ci tiene uniti.

Non riconosceremo mai alcuna autorità morale a chi giustifica, copre e minimizza chi minaccia, insulta o intimidisce. Fuori dalla sua bolla autoreferenziale resta solo il ronzio che rivela la sua inconsistenza politica", ha concluso Savini.

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