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La svolta del Parlamento: "Cessate il fuoco a Gaza"

Grazie al gioco di astensioni, passa parte della mozione dem Elly esulta pure per l’altro risultato: mettere all’angolo Conte

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L’incubo di Elly Schlein non si chiama Giorgia, ma Giuseppe.
O, come lo chiamava il suo amato Trump, «Giuseppi».
Per questo ieri la segretaria del Pd era molto soddisfatta di aver segnato un punto contro il nemico interno (al cosiddetto campo largo), con l’aiuto dell’avversaria: «Ho chiamato Giorgia Meloni - spiega ai cronisti in Transatlantico, dopo che l’aula di Montecitorio ha fatto passare (con l’astensione della maggioranza) il punto della mozione Pd sul Medio Oriente che chiede il cessate il fuoco - chiedendo una iniziativa diplomatica e politica più forte e incisiva del governo italiano. Senz’altro siamo felici che qui l’astensione non abbia impedito che passasse questo punto per noi dirimente, che chiediamo da ottobre. Trovo positivo che oggi ci sia stato questo passo avanti della Camera».
La doppia telefonata tra le due leader, che sblocca l’intesa sulle reciproche astensioni, avviene ieri all’ora di pranzo. La premier dà luce verde al passaggio sul cessate il fuoco del testo Pd, tramite astensione, a patto che venga subordinato al «rilascio incondizionato» degli ostaggi israeliani in mano ai nazi-islamisti di Gaza.
«Il Pd ha fatto la sua parte - esulta il responsabile Esteri Peppe Provenzano - e ha riportato l’Italia dalla parte giusta, quella della pace». Anche se, più che le mozioni Schlein, sulla linea del governo influisce il clima internazionale: «Il cambio di rotta arriva su pressione Usa», constata l’ex ministro agli Affari europei Enzo Amendola. Più scettica parte dell’opposizione: «Come Italia ci opponiamo a qualsiasi tentativo di isolare Israele», avverte in serata il presidente del Senato Ignazio La Russa; «Ovvio che la reazione di autotutela e legittima difesa di Tel Aviv deve essere fatta per annullare Hamas», fa eco il ministro Matteo Salvini.
La seduta dell’aula, convocata per le 14, subisce un rinvio mentre Meloni e Schlein concordano l’iter e le limature della mozione. Subito dopo la segretaria del Pd fa convocare l’assemblea del suo gruppo, spiega il successo ottenuto («Abbiamo costretto il governo ad aprire per la prima volta al cessate il fuoco») e riesce a tenerlo unito, nonostante i mal di pancia della sinistra interna. Che, per compensare l’intesa mal digerita col centrodestra, vorrebbe votare (come chiedono durante la riunione Laura Boldrini e Gianni Cuperlo) anche i passaggi più apertamente anti-Israele delle mozioni dei rosso-verdi e di M5s.
«È andata bene, e per una volta Conte ha dovuto accodarsi al Pd e non ha potuto lavorare per spaccarci», dice l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Ma Schlein anche stavolta evita di rivendicare di aver segnato il punto contro il capo grillino, decantando invece l’unione d’intenti delle opposizioni: «Non ci interessano i derby interni». E Conte ne approfitta subito per spiegare che il Pd ha fatto solo un buco nell’acqua: «Leggiamo titoli roboanti sull’impegno del governo per il cessate il fuoco - fa dettare alle agenzie dai suoi fidi - ma la maggioranza non ha espresso alcun voto favorevole: si tratta di mero tatticismo parlamentare, un gioco delle tre carte». La critica all’esecutivo ha un obiettivo chiaro: il Pd, che «ci è cascato», come chiosano i contiani. E un parlamentare Pd avverte: «Altro che “cessate il fuoco”: se Elly non si sveglia Conte ci spolpa vivi.

Lui gli accordi con Meloni li fa sulla ciccia: dalla lottizzazione della Rai al premierato, su cui presto ci farà lo sgambetto più clamoroso».

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