Il Tar riapre il caso del numero chiuso: università nel caos e studenti riammessi

Dalla Sapienza a Tor Vergata, una pioggia di ricorsi rischia di abbattersi sulle facoltà romane che hanno selezionato i propri studenti con il «numero chiuso». Un fenomeno che non riguarda solo la Capitale ma che ha preso vigore proprio dal tribunale amministrativo lazial. e In attesa di vedere quale decisione prenderà la Consulta sulla costituzionalità dello sbarramento con i test d'ingresso nelle università, giorni fa il Tar del Lazio ha «ammesso con riserva» decine di studenti bocciati in tutta Italia per non aver raggiunto il punteggio minimo previsto dal concorso di ammissione di Medicina. La decisione dei giudici amministrativi del Lazio arriva dopo le sentenze dei tribunali regionali di Abruzzo, Marche, Molise, Toscana e Sardegna, tutte orientate verso la sospensione dei test.
Come spiegano dall'Unione degli universitari - il sindacato studentesco che ha promosso l'azione legale contro il decreto del Miur - il problema nasce dalle cosiddette «sedi aggregate» del concorso di Medicina, ovvero le macro-aree che raggruppano più atenei in un'unica graduatoria territoriale. La Sapienza ai test del 4 settembre scorso ha avuto una classifica a sé stante, mentre i candidati che hanno svolto la prova a Tor Vergata sono finiti nello stesso elenco di quelli di Chieti, L'Aquila e Perugia.


«Per ciascuna delle dodici macroaree - ricorda il quotidiano Il Messaggero - il ministero ha fissato un tetto massimo di studenti ammissibili, ma così facendo alla fine del test ogni territorio ha presentato un punteggio minimo diverso: è capitato quindi che alcuni studenti respinti a Milano, con lo stesso risultato a Roma sarebbero stati promossi»

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