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Temeva l'onda nera, ora la sinistra tace sul pericolo rosso

La sinistra evocava l'immaginario ritorno del fascismo. Ora un pericolo c'è davvero: l'antagonismo rosso di stampo anarchico. Ma i progressisti continuano a parlare di "squadrismo"

Temeva l'onda nera, ora la sinistra tace sul pericolo rosso

Il mostro non c'era, ma lo avevano creato loro. Ad ascoltare i paladini della sinistra, sembrava che in Italia dovesse tornare il fascismo da un momento all'altro. Se vincono "le destre" - dicevano - la tenuta democratica del Paese sarà in pericolo. E avanti così: la propaganda progressista aveva anche plasmato la faziosissima immagine dell'onda nera pronta a travolgere tutto e tutti. Qualcuno ci aveva pure creduto. Persino alcuni artisti e influencer in cerca di like si erano uniti al coro di quanti prospettavano un improbabile remake del Ventennio. Ricordate? Un giorno sì e l'altro pure ci ammorbavano coi loro appelli contro l'avanzata degli (immaginari) estremisti. Chiaramente non è successo nulla di quel che preconizzavano.

L'allarme fascismo e l'antagonimo rosso

Anzi, gli elettori hanno sonoramente bocciato la narrazione di sinistra contro il presunto pericolo nero. Il dato avvilente è però un altro: a oltre cento giorni dall'insediemento del governo Meloni, tra i progressisti c'è ancora chi parla di "destra squadrista" e sembra invece non curarsi dell'unica vera minaccia in corso: quella dell'antagonismo rosso di stampo anarchico.

La crescente tensione sorta attorno al caso Cospito ha infatti riacceso gli inquietanti fuochi del fanatismo anarchico, con un'escalation di proteste, manifestazioni e invettive dai toni violenti. Gli attentati ai diplomatici italiani prima e gli assalti rivendicati poi, hanno di colpo riacceso l'attenzione su un'insidia eversiva che ormai sembrava sopita o relegata al passato.

I rigurgiti dell'eversione anarchica

Altro che onda nera: il pericolo rosso è d'improvviso tornato a preoccupare, soprattutto dopo l'apparizione di alcuni slogan così simili a quelli degli Anni di Piombo. Sui muri della Sapienza di Roma, il presidente della Repubblica, il premier e alcuni ministri erano stati indicati nei giorni scorsi come gli "assassini" di Alfredo Cospito: un fatto grave e allarmante. Nelle aule dell'ateneo, qualcuno è poi arrivato addirittura a citare i "compagni delle Br", come documentato dalla trasmissione tv Quarta Repubblica. E le Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente sono state menzionate espressamente in una scritta comparsa sul muro esterno di una scuola milanese.

L'appello della Meloni e le polemiche della sinistra

"Lo Stato italiano è oggetto di attacchi da parte degli anarchici in Italia e fuori dai confini nazionali, con l'obiettivo di rimuovere un istituto fondamentale nel nostro ordinamento penitenziario, il carcere duro", ha dichiarato Giorgia Meloni, invocando l'unità della politica in un momento così delicato. Ma da sinistra è arrivata una risposta ben differente.

I progressisti, tanto allarmati dal ritorno al Ventennio, di fronte alle minacce anarchiche non hanno assecondato l'appello del premier e anzi hanno preferito polemizzare a oltranza sul caso Donzelli, scoppiato in Aula dopo la visita di alcuni parlamentari dem a Cospito nel carcere di Sassari.

Mentre davanti alla Sapienza c'era chi scriveva "Stato assassino" e "Alfredo libero", dal Pd accusavano la maggioranza di "squadrismo fascista". L'ostinarsi a evocare un pericolo immaginario a fronte di una minaccia concreta è qualcosa di davvero inspiegabile.

Perché piuttosto non unirsi al centrodestra nella ferma condanna delle intimdazioni anarchiche? L'unico ritorno al passato da evitare a ogni costo, al momento, ci sembra piuttosto quello ai "compagni che sbagliano".

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