Tosi sfonda subito come leader ma i big leghisti non lo seguono

Il sindaco di Verona lancia le primarie di centrodestra e raduna 6mila persone al debutto a Mantova. I vertici del partito però disertano l'evento. Lo slogan: "Ricostruiamo il Paese"

Tosi sfonda subito come leader ma i big leghisti non lo seguono

Quasi seimila persone nel palazzetto dello sport alle porte di Mantova, auto e pullman dal suo Veneto ma anche da Friuli-Venezia Giulia, Toscana, Marche, Puglia. Grande scenografia gialla che ha soppiantato l'antico verde-Lega, che occhieggiava da rari fazzoletti infilati in qualche taschino. Assenti tutti i «big» del Carroccio: non parliamo di Umberto Bossi, che proprio non sopporta Flavio Tosi e non perde occasione per coprirlo di insulti, ma nemmeno il suo sponsor principale, cioè Roberto Maroni. E neppure Luca Zaia, governatore veneto, oppure Matteo Salvini, suo antagonista al congresso di dicembre che eleggerà il successore di Maroni alla segreteria federale.
Domenica Flavio Tosi ha lanciato la sua candidatura alle primarie del centrodestra. Progetto molto ambizioso per il sindaco di Verona, per qualcuno velleitario. E il motivo è molto semplice: si faranno mai le primarie nel centrodestra? E poi, di quali appoggi può godere Tosi fuori dal suo Veneto, dove è il numero uno del Carroccio che però non è certo compatto dietro di lui? Andare oltre Verona. E oltre la Lega. Dimostrare che il centrodestra non si esaurisce con il Pdl, Forza Italia o i Fratelli d'Italia. La marcia si annuncia lunga per Flavio Tosi. Se Angelino Alfano è «diversamente berlusconiano», il primo cittadino che tifa Hellas è «diversamente leghista»: non è un caso che Tosi apprezzi il segretario del Pdl. Ora il suo progetto di superare le angustie di un Carroccio in crisi è palese. L'anno scorso aveva sfidato Bossi molto prima che le inchieste azzerassero la leadership del Senatùr. La contesa era se schierare liste civiche a fianco del Sole delle Alpi oppure no. Vinse Tosi il braccio di ferro, e per l'Umberto fu la prima di una lunga serie di sconfitte.
Per il sindaco di Verona non sono tramontate soltanto le ideologie ma anche le appartenenze, di qualsiasi colore, compreso il verde delle camicie che sfoggiava in gioventù. Le sue parole d'ordine sono concretezza e pragmatismo. Il posto dei grandi ideali, dei sogni, delle utopie che scaldano i cuori è stato preso da programmi realistici, buon governo, sana amministrazione. Tosi fu il primo, due anni e mezzo fa, a prendere le distanze dal governo Berlusconi spingendo Maroni a dargli qualche scossone. Oggi difende il Cavaliere, sta con chi vorrebbe mandare la legge Severino davanti alla Consulta, come il Pdl e Luciano Violante. «Ma è una questione di buon senso, non una scelta di schieramento», dice.
Primo a sganciarsi da Berlusconi. Primo a disarticolare il Pdl, che l'anno scorso alle amministrative di Verona non arrivò al 9% perché Tosi si era preso oltre metà partito. E primo anche a segnare la strada verso la scalata di Maroni alla guida della Lombardia, proprio attraverso le liste civiche in appoggio alla Lega. Senza quel 10% conquistato dalla lista che portava il suo nome, Bobo non sarebbe arrivato a sedere sulla poltrona lasciata da Roberto Formigoni. E da Bobo, a distanza, arriva la benedizione: «Tosi ha preso un'iniziativa - dice Maroni - che si rivolge nel centrodestra a chi non vota la Lega, perché troppo identitaria, non vota il Pdl, però non vota a sinistra. Gli elettori hanno bisogno di qualcosa di nuovo e Tosi vuole interpretarlo».
Si vota la persona e il buon amministratore, non il partito o l'orientamento ideologico: l'avventura di Tosi si basa su questo presupposto e andrà a caccia di voti moderati, forse anche grillini, sperando di tenersi stretti tutti quelli della Lega.
«Noi non vogliamo essere pro o contro qualcuno, ma concreti, superando le contrapposizioni»: così ha detto Tosi a Mantova. Il programma prevede taglio del numero dei parlamentari, Senato delle regioni, sburocratizzazione, sforbiciate alle «pensioni d'oro», quoziente familiare, recupero dei valori cristiani, lotta all'evasione fiscale. Dove vuole arrivare Tosi? Per ora si sa da dove partirà. Da Palermo, a fine mese, prima tappa del tour attraverso l'Italia in cui spiegherà le sue idee. «Ricostruiamo il Paese» è lo slogan scelto per la campagna verso le futuribili primarie del centrodestra, ed è anche il nome della fondazione che lo finanzierà.

L'unico nome di richiamo, al momento, è quello di Corrado Passera, con il quale c'è «stima reciproca». L'ex ad di Banca Intesa è stato l'unico leghista del governo Monti «salvato» dal Carroccio. Ma a Mantova non c'era nemmeno lui.

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