Il trucco: per aiutare le imprese tagliano il bonus sull'energia

L a gioiosa macchina da guerra «mediatica» di Matteo Renzi non è fatta solo di presenzialismi o di trovate elettoralistiche come il bonus da 80 euro per i lavoratori dipendenti. È fatta anche di sapienti rinvii su temi che potrebbero alienargli simpatie faticosamente conquistate.
È il caso del decreto «taglia bollette». Secondo quanto si apprende, il premier e il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, porteranno il provvedimento nel pre-Consiglio dei ministri di mercoledì prossimo. Si tratta di uno sconto del 10 per cento sulla bolletta energetica delle piccole e medie imprese che vale circa 1,5 miliardi di euro.
È logico domandarsi perché una misura tutto sommato benefica per un target con il quale il Pd da sempre fa fatica a dialogare sia stata rinviata a un periodo successivo alla contesa elettorale del 25 maggio. Tanto più che nelle famose slide sull'agenda di governo di inizio marzo il benefit era stato promesso per l'inizio del mese in corso così come lo sgravio per i redditi bassi.
Il perché è presto detto. Metà della copertura del provvedimento - circa 700 milioni - verrà da un taglio degli incentivi alle energie rinnovabili sotto forma di spalmatura (allungamento di dieci anni) dei bonus destinati ai produttori da fonti energetiche non inquinanti. Si capisce che sarebbe stato un po' imbarazzante presentarsi nelle piazze dopo aver varato un simile provvedimento e parlare a un pubblico che soprattutto nella sinistra del Pd vede la green economy come la vera palingenesi del mondo. E, soprattutto, non sarebbe stato semplice spiegare il cambiamento delle regole a coloro che hanno investito milioni di euro, ad esempio nel fotovoltaico. Eh sì, perché il costo dei mutui per la realizzazione di un impianto è parametrato sulla durata degli incentivi: se l'incentivo decresce, la rata diventa più salata. E la rinegoziazione con le banche, si sa, non è una passeggiata salutare.
Insomma, per risolvere i vecchi problemi di supercosto dell'energia delle pmi se ne creano di nuovi ad altre imprese. Il meccanismo è lo stesso utilizzato per il bonus da 80 euro: si accontentano molti e si scontenta una minoranza (in quel caso il popolo degli investitori, salassato dalla maggiorazione dell'aliquota sulle rendite). I fondi di private equity che hanno investito sul fotovoltaico dovranno mettersi il cuore in pace. Questa volta, però, anche i consumatori potrebbero farne le spese. Tra le misure allo studio per finanziare gli sgravi ci sarebbero anche maggiori oneri per chi si allaccia alle reti private, cioè per chi produce energia elettrica da sé. Beppe Grillo, che da anni si vanta dell'impianto installato nella sua villa genovese, ne sarà «felicissimo». Sicuramente.
Le indiscrezioni circolate nelle scorse settimane prevedevano una sforbiciata anche ad altre agevolazioni minori come gli sconti concessi alle industrie che accettano l'interrompibilità del servizio (cioè la possibilità di blackout) e i vantaggi per San Marino e Vaticano. Potrebbe terminare, inoltre, il regime di favore in materia tariffaria per le Ferrovie dello Stato.

Il «privilegio», che è in vigore da oltre 50 anni, vale 350 milioni e garantirebbe assieme al taglio degli incentivi sulle rinnovabili buona parte degli sconti per le piccole e medie imprese.
Sarebbe, però, un peccato se tutto questo determinasse un aumento dei prezzi dei biglietti. Ma Renzi saprebbe schivare anche questo colpo tirando fuori dal suo cappello a cilindro un'altra strabiliante novità.

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