Ultimo oltraggio

Una goccia è uguale a tutte le altre gocce, sembra niente: ma fa traboccare il vaso, anche se troppi continuano a dire che è solo una goccia.

Ultimo oltraggio
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Una goccia è uguale a tutte le altre gocce, sembra niente: ma fa traboccare il vaso, anche se troppi continuano a dire che è solo una goccia. Quel vaso siamo noi, è la nostra Costituzione, i valori su cui è imperniato l'Occidente, è quel tempio laico della conoscenza che per noi è l'Università, squarciata dall'ingresso dapprima silenzioso di un rito musulmano che oltretutto ha celebrato il Jihad (la guerra santa) nei corridoi dell'Ateneo torinese, e che ha steso una patina ideologica su un'istituzione che dovrebbe restare scevra da ogni credo religioso. E sbaglia chi la veda solo come un episodio tra i tanti che dividono i sostenitori di Israele dal conformismo filo-palestinese, sbaglia chi la veda solo come un caso di leso ateismo anziché di lesa laicità costituzionale (l'Ateneo torinese respinse anche la richiesta di creare una cappella cattolica nell'università) e sbaglia, pure, chi si soffermi su sfaccendati con la kefiah che sbruffoneggiano in nome di una ridicola

«Intifada studentesca». Così come non sbaglia, oggi, chi tra questi grandi giornali e partiti dell'opposizione si fossero accorti solo adesso che da almeno 25 anni serpeggia un radicalismo islamico incompatibile coi valori di tutti noi. Sono insopportabili quelli che «l'avevano detto», ma è anche vero che altri l'avevano detto (scritto) infinite volte, una goccia alla volta. A chiamarle gocce: identità islamiche che considerano le donne come inferiori, costrette in matrimoni combinati e poligamici che molti uffici civili accettano a dispetto di clausole nascoste che limitano il divorzio e la monogamia; donne chiuse in casa, discriminate o ripudiate, obbligate a indossare il velo, a evitare visite mediche di uomini e ogni forma di terapia negata per generiche «motivazioni religiose». Si possono chiamare gocce, a piacimento, anche una separazione tra Stato e religione respinta in radice, una democrazia non contemplata al pari di altre religioni e culture, l'esclusione

dell'eguaglianza, l'inclusione di pene corporali in nome della sottomissione del nemico.

Questa non è islamofobia, che è solo paura: non c'è paura nel rivendicare una storia che si può denominare a piacimento - giudaica, cattolica, laica, greco-latina, rousseauiana - ma che resta la storia di un'opposizione progressiva e instancabile a tutto ciò che il radicalismo islamico dice e fa.

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