È lecito andare avanti in questo modo? Una delle accuse ricorrenti ai nostri governi è la mancata modernizzazione del Paese. Non è infondata. I nostri trasporti sono per lo più su gomma, e i Tir, sempre più numerosi, invadono le strade e soffocano il traffico.L’autostrada del Sole è perennemente intasata. Quando si è trattato di allargarla è venuto giù il mondo: polemiche a non finire, blocco dei lavori, risse politiche, scenate dei verdi e dei rossi. Risultato. La nostra principale autostrada, detta colonna vertebrale della Penisola, è più o meno la stessa di cinquant’anni fa, epoca in cui solo un cittadino su 7 od 8 possedeva una vettura.
Nuove autostrade? Non se ne parla neanche,c’è il rischio di svegliare i cani ringhiosi della protesta ambientalista. Per carità, tutti fermi. Modernizzare una nazione osteggiando qualsiasi tipo di grande opera è un’impresa sovrumana. In Europa siamo stati gli ultimi, con Frecciarossa, ad adottare treni che compiano un tragitto di 500 chilometri in meno di tre ore. La Francia li utilizza da trent’anni. La nostra rete di rotaie è rimasta la stessa, per chilometraggio complessivo, del periodo fascista. E la colpa non è soltanto della politica, ma anche di chi è contro qualsiasi iniziativa ferroviaria: perché attraversa una collina, perché certi terreni non si riescono a espropriare, perché il Comune o la Provincia o la Regione si oppongono, perché si rovina il paesaggio.
Le leggi, il decentramento, un malinteso spirito federalista non aiutano a risolvere il problema: qui tutti hanno voce in capitolo ed esercitano un potere ostativo; non c’è un’autorità centrale che abbia facoltà di decidere d’imperio.
Val di Susa. Succede che lo Stato delibera, in base ad accordi internazionali, di cooperare alla realizzazione del cosiddetto treno ad alta velocità (Tav). Il provvedimento non è stato preso a capocchia da un gruppo di speculatori, bensì dal Parlamento in rappresentanza del popolo. Più legittimo di così si muore. E in effetti si muore di tedio ad ascoltare le lagnanze di una comunità periferica cui non vanno a genio le gallerie, perché bucano i monti. E che altro dovrebbero bucare? Perché tanta ostilità per le perforazioni? Che male fanno? Disturbano i caprioli? Personalmente non ne ho mai visto uno rintanarsi in galleria. Ancora. Che differenza c’è fra un treno normale e un treno veloce? L’Italia è piena di treni che vanno e vengono da tutte le parti e nessuno ne fa un dramma, tranne i signori della Val di Susa. I quali non si limitano a dissentire: fanno un casino infernale come se la locomotiva con tutti i vagoni irrompesse nella loro camera da letto. Sono in ballo da anni e non si quietano. I francesi hanno subìto lo stesso treno senza fiatare, perché? Sono forse più stupidi dei nostri compatrioti d’alta quota? Ecco il mistero. Dappertutto si realizzano strade ferrate senza tante storie, mentre lassù sui bricchi piemontesi si manifesta e si mena ogni due per tre, e intanto non si prosegue nei lavori. Carabinieri e polizia assistono impotenti a prevaricazioni senza precedenti. Qualcosa non va per il verso giusto: nel progetto o nei valligiani? Il sospetto è che sia buona la seconda ipotesi. Nel qual caso, viene un gran desiderio di portare in valle non solo il treno, ma anche il ponte sullo Stretto di Messina, una bella centrale nucleare (che fa meno danni dei fili elettrici, come sa Luca Abbà), massì, pure una deviazione della Salerno-Reggio Calabria, e già che ci siamo, la striscia di Gaza e un tocco di Israele, così i contestatori imparano a non scocciare per un treno della malora.
Breve digressione. Nella sua elegantissima rubrica L’amaca, su La Repubblica , Michele Serra esprime col garbo di un caterpillar la propria indignazione per il nostro titolo di martedì in prima pagina («Solo un cretinetti»), relativo al manifestante caduto dal traliccio e ora in coma. Ci asteniamo dal dibattere sui gusti giornalistici di Serra, raffinatisi durante una lunga permanenza nella redazione dell’ Unità , il quotidiano che pianse la morte di Stalin. Ciascuno ha i suoi. Soltanto un’osservazione tecnica. Egli scrive: «In termini semantici, politici, soprattutto umani, la derisione dell’agonizzante fa da perfetto pendant alle scritte sui muri della sedicente area antagonista contro Caselli». Sedicente area antagonista? Ci risiamo.
L’espressione fa il paio con quella storica dei comunisti: «Sedicenti Brigate rosse».Domando all’elegantone sull’ Amaca : come mai quelle di Berlusconi non erano sedicenti escort, ma escort tout court? Ciascuno ha i suoi gusti e le sue puttane, oltre alla propria eleganza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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