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"Vendetta trasversale". De Luca viene silurato e nel Pd volano gli stracci

Piero De Luca non sarà più vicepresidente del gruppo alla Camera. Malumori per lo scalpo: "È un processo al cognome". L'irritazione verso Schlein: "Operazione punitiva e senza mordente"

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Nel Partito democratico è scoppiato un'altra volta il caos. Non c'è pace per i dem, che ormai quotidianamente devono fare i conti con grane interne che di fatto minano il tanto auspicato percorso dell'unità. A spaccare il Pd questa volta è la scelta adottata ai danni di Piero De Luca, finito al centro di quella che viene vista da alcuni come una vera e propria vendetta. Uno scalpo che non è stato digerito dalla minoranza tanto da far alzare un polverone contro la nuova gestione targata Elly Schlein.

L'ira di Piero De Luca

Il gruppo Pd della Camera ha definito il nuovo Ufficio di presidenza nell'assemblea che si è svolta questa mattina. Nella composizione che è stata delineata non è passato inosservato un particolare che poi ha scatenato le polemiche: De Luca non avrà più il ruolo di vicepresidente del gruppo. Passa semplicemente a segretario con delega per il Pnrr, riforme e sicurezza. In molti ci vedono un segnale rivolto al padre Vincenzo De Luca, determinato nel presentarsi nuovamente alla guida della Regione Campania, che non gode di ottimi rapporti di simpatia con Schlein.

Ovviamente il demansionamento non è stato accolto positivamente da Piero De Luca, che non ha usato mezzi termini per contestare la linea adottata nei suoi confronti. A suo giudizio la vicenda del gruppo parlamentare ha assunto un significato che va oltre i destini dei singoli: "È chiaro a tutti che le logiche che hanno prevalso in questa vicenda, per quanto mi riguarda, non sono state fondate né su dinamiche politiche, né sulle competenze, né sul contributo al lavoro parlamentare, ma risentono di scorie ancora non smaltite delle ultime primarie".

Ha puntato il dito contro quella che reputa essere "una sorta di vendetta trasversale che non fa onore". Ha chiesto di rilanciare le sorti del Pd attraverso idee e progetti, cambiando un approccio che fino a questo momento si è rivelato fallimentare. Infine, auspicando una maggiore chiarezza della linea politica, non ha fatto mancare un'ulteriore stoccata: "Forse ad alcuni di rafforzare il partito interessa davvero poco".

L'irritazione nel Pd

Ad aver incassato la notizia con irritazione non è stato solamente Piero De Luca. Oltre al diretto interessato anche la minoranza interna al Partito democratico ha alzato la voce per prendere le distanze da quanto accaduto e per lanciare un monito. "È sbagliato trasformare questo passaggio nella ricerca di uno scalpo politico. Ancora più ingiusto nei confronti di una persona stimata da tutti i suoi colleghi", sono le parole che l'Ansa ha attribuito al deputato Lorenzo Guerini. Che evidentemente non l'ha presa bene.

La mancata conferma di De Luca ha agitato le acque: diversi esponenti del Partito democratico hanno voluto dissociarsi dal pacchetto presentato sul tavolo. Come riferito dall'Adnkronos, la minoranza dem sostiene di essere di fronte a un "processo al cognome".

Tra gli interventi critici è emerso pure quello di Marianna Madia, che avrebbe puntato l'indice nei confronti del metodo usato su Piero De Luca: il senso del ragionamento sarebbe che, nonostante si continui a predicare il cambiamento, è stata messa in atto "un'operazione punitiva e senza mordente". Dalla minoranza del Pd si è alzato l'ennesimo coro: piuttosto che scagliarsi contro un deputato per il proprio cognome sarebbe necessario concentrarsi sugli innumerevoli problemi di organizzazione e di contenuti del partito.

Capita che la solidarietà a Piero De Luca arrivi anche al di fuori del Pd. A mostrare vicinanza umana è stato Cateno De Luca, leader di Sud chiama Nord, che ha sferzato la logica con cui ha agito il Partito democratico: "Punire chi ha consenso sul territorio. Follia. Un abbraccio a Vincenzo De Luca e a Piero De Luca. Lo dico da tempo: bisogna ripartire dai territori, i partiti tradizionali hanno fallito. Sud chiama Nord si batte per l'equità territoriale, da noi il consenso è un valore aggiunto, perché dimostra che hai lavorato bene sul territorio".

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