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Venezia affonda le navi da crociera

Non si capisce bene se sono tutti contenti o tutti scontenti. Quello che è certo è che il governo fin da subito, cioè dall'inizio del 2014, darà un bel taglio alle grandi navi abituate a passare sonnacchiose davanti a San Marco, ma nello stesso tempo darà pure il via libera alla realizzazione del nuovo canale Contorta Sant'Angelo per offrire ai pachidermi del mare di attraccare all'attuale porto, dribblando il canale della Giudecca.
Certo, considerati i tempi dei lavori pubblici italiani, il presidente del Consiglio, Gianni Letta, e i ministri Maurizio Lupi e Massimo Bray hanno escogitato un sistema di attuazione graduale della rivoluzione navale. Così è stato stabilito che dal 1° gennaio 2014 dovrà essere vietato il passaggio nel canale della Giudecca dei traghetti, «con conseguente riduzione del 25% dei transiti davanti a San Marco e del 50% delle emissioni inquinanti». Sempre dall'inizio dell'anno prossimo, «dovrà essere ridotto del 20% (rispetto al 2012) il numero delle navi da crociera di stazza superiore alle 40 mila tonnellate». Dal 1° novembre 2014, poi, «dovrà essere definitivamente precluso il transito delle navi crocieristiche superiori a 96 mila tonnellate di stazza lorda».
Il governatore del Veneto, Luca Zaia, presente ieri a palazzo Chigi col sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e il presidente dell'Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, stappa le bottiglie di champagne. «Si sono trovate le soluzioni che io reputo assolutamente ottimali - afferma senza mezzi termini - visto che la graduale riduzione dei transiti nel canale della Giudecca e nel bacino di San Marco prelude alla realizzazione del canale Contorta Sant'Angelo. È la soluzione sulla quale si lavorerà da subito, non scartando tutto quello che potrà essere utile da valutare nel frattempo».
Nella decisione del governo si fa espressamente riferimento al decreto Clini-Passera, che prevedeva il canale Contorta, e questo fa felice anche Paolo Costa: «Un'ottima giornata per Venezia e per il suo porto - afferma il presidente dell'Autorità portuale, che aveva l'obiettivo di “salvare” il suo porto dall'ipotesi di dirottare il traffico crocieristico a Porto Marghera, idea invece accarezzata dal sindaco Orsoni, che dunque dovrebbe essere il grande sconfitto di questa decisione. Condizionale d'obbligo, perché Letta ha trovato il modo di inserire nel provvedimento governativo un accenno all'obiettivo «di definire e realizzare a Marghera siti alternativi rispetto all'attuale terminal crocieristico». Riassumendo: canale nuovo per garantire il porto attuale ma anche aperture alla soluzione di Marghera caldeggiata da Orsoni. Quanto basta per fare dire al sindaco che «si è invertita finalmente la tendenza al gigantismo in laguna».
Ma i toni non sono tutti trionfalistici. Per il presidente di Confindustria Venezia Matteo Zoppas, sulle grandi navi in laguna «il Governo ha centrato l'obiettivo del lungo periodo». «Nell'immediato tuttavia - spiega l'imprenditore - la limitazione del tonnellaggio, mette in ginocchio il comparto delle crociere con il rischio che le compagnie lascino Venezia per non tornare». «Nulla è cambiato e non capiamo i toni trionfalistici del sindaco di Venezia - ha obiettato Massimo Bernardo, presidente del comitato Cruise Venice che sostiene la causa delle grandi navi -. L'assurdo limite dell'ingresso in laguna delle navi con stazza superiore alle 96.000 tonnellate e la conseguente perdita di 180 toccate all'anno causerà un blocco irrazionale che metterà in ginocchio il porto e ne segnerà la fine».
Silvio Testa, portavoce del Comitato No Grandi Navi, sa che la decisione non può essere derubricata come una vittoria.

«Il sindaco abbozza e gongola nonostante la pesante sconfitta sullo scavo del Contorta - dice - ma se qualcuno crede di spegnere il movimento cittadino contro le grandi navi con questi contentini si sbaglia di grosso».

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