L'austerity finisce sul banco degli imputati nel giorno dell'annuale incontro della Consob con la comunità finanziaria e le autorità politiche. «Un'austerità senza speranza può diventare il detonatore di una crisi generalizzata», ha ammonito il presidente Giuseppe Vegas, invocando misure di sviluppo «che agiscano sull'economia reale favorendo concorrenza e produttività». Con un discorso in particolare politico, più che finanziario - forse per la presenza per la prima volta in platea di un premier tra banchieri e industriali - Vegas ha evocato lo spettro dello spread, relegandolo definitivamente al ruolo marginale di un nemico in fuga a dispetto invece del vero ostacolo alla ripresa: «Le imprese che chiudono e il lavoro che manca». Un'assunzione di responsabilità che arriva dopo cinque anni d'intensa crisi e nel giorno in cui l'Istat lancia un nuovo allarme disoccupazione, in salita al 12,3% nel 2014.
«I rimedi congiunturali non sono più sufficienti - ha detto il numero uno della Commissione alla platea riunita a Milano nella sede della Borsa - e il Paese, pur nelle difficoltà, ha i requisiti per partecipare da protagonista alla crescita dell'Europa, ma solo se il risanamento dei conti si realizza in un quadro di crescita». Un'indicazione che suona come un vero e proprio monito per il premier Enrico Letta, alle prese nelle prossime settimane con una probabile manovra finanziaria. Un passaggio delicato visto che secondo Vegas «la tregua è fragile e i mercati continuano ad essere esposti a fenomeni di contagio». Una deriva da evitare in difesa delle famiglie che, causa la crisi, hanno scelto di puntare sui titoli di Stato piuttosto che su fondi o azioni. Dalla relazione annuale della Consob emerge, infatti, che nel 2012 la quota di famiglie che hanno investito in Bot, Btp e Ctz è passata dal 12,6% al 13,1%, riportandosi sui livelli del 2007, mentre è diminuita dal 4,1% al 2,9% la quota di azioni.
Dopo aver puntato molto sui temi più politici, l'ex deputato del Pdl, da tre anni alla guida della Consob, ha passato al setaccio le criticità finanziarie del sistema italiano invocando maggiori poteri sanzionatori e di controllo. Pur non facendo mai esplicito riferimento al caso Mps, il presidente ha chiesto di poter rafforzare i poteri della Commissione fino a sospendere i manager delle società quotate. Tre gli interventi auspicati: «Dare all'istituto la possibilità di denunciare al tribunale comportamenti censurabili degli amministratori, estendere ad altri illeciti la sanzione sull'incapacità temporanea di assumere incarichi di amministrazione, direzione e controllo in società quotate o appartenenti allo stesso gruppo e prevedere una specifica sanzione in caso di violazione della disciplina in materia di operazioni con parti correlate». La possibilità di attivare misure cautelari, per impedire il perpetrarsi di più gravi illeciti «potrebbe consentire, inoltre, di intervenire prima che si possano determinare danni irreparabili».
Vegas ha puntato poi l'attenzione, in particolare, sulla fuga dei capitali, denunciando la fragilità delle regole nazionali. Riferendosi alla Tobin Tax, ha quindi lanciato l'allarme sul rischio «di assistere alla delocalizzazione d'importanti comparti dell'industria finanziaria e di penalizzare l'operatività in strumenti finanziari». Annosa questione è, infine, quella che riguarda l'assottigliarsi delle quotate di Piazza Affari dove, nel 2012, figuravano solo 255 titoli (dai 263 del 2011) a fronte degli oltre 1.
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