Il vero scandalo non è l'Authority

Per ingannare l'opinione pubblica lo chiamano "giornalismo d'inchiesta", termine che il più delle volte definisce il sottobosco del potere intento a regolare conti indicibili

Il vero scandalo non è l'Authority
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Nei giorni scorsi un componente della Authority che ha sanzionato Report per una palese illegalità commessa in una puntata sul caso Sangiuliano-Boccia è entrato nella sede di Fratelli d'Italia in via della Scrofa a Roma. Pur essendo la persona, Agostino Ghiglia, assolutamente sconosciuta al pubblico, un passante ha pensato bene di immortalare l'ingresso con uno scatto per poi chiedersi: è mo' che faccio di questa fotografia? Massì, mandiamola a Sigfrido Ranucci che magari a lui piace. Cosa puntualmente accaduta e mandata in onda. Siccome qui nessuno è fesso, è chiaro che Ghiglia è stato spiato e pedinato, anche se al momento non sappiamo da chi e su mandato di chi. Non è la prima volta che Report incrocia spioni pubblici e privati, spacciandoli per ascoltatori fedeli, che ravanano nei bidoni della spazzatura per incastrare la vittima di turno. Per ingannare l'opinione pubblica lo chiamano «giornalismo d'inchiesta», termine che il più delle volte definisce il sottobosco del potere intento a regolare conti indicibili. Ma lo scatto di Ghiglia basta a Ranucci per sostenere che l'Authority che lo ha sanzionato sia collusa con il governo a lui ostile. A parte che in base alle leggi vigenti Report ha commesso un reato che era inevitabile sanzionare, mi chiedo da che pulpito arrivi la predica. Solo nelle ultime ore Ranucci ha varcato, non per motivi professionali bensì politici, la soglia della Cgil e dell'Associazione nazionale magistrati in occasioni chiaramente ostili al governo in carica. Siamo quindi in presenza di un conduttore della Rai che esibisce la sua partigianeria in modo pubblico e plateale, il che autorizza a pensare che anche le sue «inchieste» siano orientate non alla ricerca della verità, ma costruite a tavolino per incastrare e screditare i nemici politici.

Insomma, il vero scandalo di questa brutta storia non è tanto che un membro dell'Authority entri nella sede di un partito (la versione ufficiale è «per parlare di un libro»), bensì che ci possa essere anche solo un sospetto che un giornalista dichiaratamente di parte usi la televisione pubblica per scopi non trasparenti e che lo faccia, come è successo nel caso Sangiuliano-Boccia, pure in maniera illegale.

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