"Verso l’Ungheria", "Come nel fascismo". Il Pd straparla contro il governo

La sinistra lancia ancora fango. Zan: "Cittadini discriminati come nel fascismo". E Provenzano rincara: "La destra porta l'Italia alla deriva Ungherese"

"Verso l’Ungheria", "Come nel fascismo". Il Pd straparla contro il governo
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In assenza di argomenti da usare contro le scelte dell’esecutivo, l’opposizione continua a recitare un ruolo marginale all’interno della scena politica italiana. Il ritornello stanco della sinistra, e in particolare del Partito democratico, è sempre lo stesso e, purtroppo, non ha nulla a che vedere con il normale confronto politico tra minoranza e maggioranza parlamentare. Ogni occasione è buona per infuocare il dibattito con evocazioni di un passato fascista da un lato, e di un futuro illiberale dall’altro. La scelta dell’esecutivo di limitare i controlli concomitanti della Corte dei Conti sul Pnrr e la decisone della regione Lazio, a guida centrodestra, di revocare il patrocinio al Gay Pride sono solo le ultime due occasioni per una sinistra scarna di contenuti.

Le motivazioni di Rocca

Ogni singola decisone dell’esecutivo Meloni scatena il refrain della sinistra. L’ultimo pretesto, in ordine cronologico, si sviluppa nella tarda serata di ieri quando la Regione Lazio decide di revocare il patrocinio alla manifestazione “Roma Pride 2023”. Le motivazioni dell’amministrazione di centrodestra sono molto chiare. “Anche se la giunta del Lazio ribadisce il proprio impegno sui diritti civili, come dimostra, del resto, l’operato pluriennale del Presidente Francesco Rocca – si legge nel comunicato – non può, né potrà mai essere utilizzata a sostegno di manifestazioni volte a promuovere comportamenti illegali, con specifico riferimento alla pratica del cosiddetto utero in affitto”.

Il presidente Francesco Rocca, sentito da La Stampa, tiene il punto e conferma la sua decisione. "Ho ricevuto una lettera con richiesta di patrocinio. Ho deciso di accordarlo perchè trovo che il Gay Pride sia una giornata di tutti, non una manifestazione politica. Ma nella lettera c'era scritto di evitare di associare il logo della Regione ad aspetti che potessero ledere la sensibilità morale dei cittadini. Mi riferisco alla pratica dell'utero in affitto".

La sinistra contro il governo

Niente da fare, i nuovi partigiani della sinistra sono allergici al confronto e cominciano, come spesso accade, a sparare a palle incatenate contro il governo guidato da Giorgia Meloni. Il nuovo esercito di Elly Schlein, convocato per l’occasione, riesce a schierare tutto l’armamentario ideologico della sinistra. L’allarme fascismo, le similitudini fuori misura con l’Ungheria di Viktor Orbán e addirittura un ritorno al Medioevo. L’avanguardia dem è capitanata da Alessandro Zan, responsabile diritti del Pd, e Peppe Provenzano, responsabile Esteri. Il primo, incalzato da La Stampa, non riesce a trattenersi e si lascia andare in commenti poco sorvegliati. Il presidente Francesco Rocca, ci spiega Zan,“obbedisce ai diktat di Giorgia Meloni e di tutti quelli che puntano a trasformare l’Italia nell’Ungheria di Orban. Questa – continua il responsabile dem – è omofobia di Stato. La destra ha lo sguardo rivolto verso il Medioevo”. Ma il delirio ideologico non finisce qua.“Loro – continua Zan – usano i pregiudizi per alimentarli e discriminare una parte dei cittadini. Esattamente come faceva il fascismo. L’evocazione del Ventennio, come al solito, non poteva mancare.

Non è da meno il responsabile Pd Esteri. Incalzato da Repubblica, Peppe Provenzano torna a parlare la lingua di una sinistra ideologica e distante dalla realtà.“La destra – ci spiega Provenzano – porta l’Italia alla deriva Ungherese”. Il motivo è presto detto: “Loro – continua l’esponente schleiniano – pensano di essere diventati i padroni dell’Italia. Compressione degli spazi democratici e di informazione, insofferenza ai controlli e aggressioni alla magistratura, discriminazioni sui diritti. Il disegno è chiaro”. Altrettanto surreale è la reazione di Ivan Scalfarotto, senatore di Azione-Italia Viva.

“Dire che il Pride è volto a promuovere comportamenti illegali -afferma il senatore su Repubblica – è una frase che mi sarei aspettato dal patriarca Kirill, da Orban, in Polonia o in Uganda”.

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