Il trucchetto (fallito) delle Ong: così hanno provato ad aggirare il decreto

Le hanno tentate tutte per superare il decreto Piantedosi ma il governo italiano ha deciso di restare fermo sulle sue decisioni per la gestione delle Ong

Il trucchetto (fallito) delle Ong: così hanno provato ad aggirare il decreto

Con il decreto approvato, firmato e in vigore dallo scorso 3 gennaio, il governo ha deciso di non fare sconti alle navi Ong, chiamate all'assunzione di responsabilità e al rispetto delle norme. Certo non piace la linea del governo alle organizzazioni non governative, che se vogliono sbarcare in Italia sono obbligate a chiedere il porto dopo il primo intervento in mare, con conseguenti viaggi a "carico ridotto" verso le coste. E lo dimostra anche quanto tentato dalla Geo Barents e dalla Ocean Viking nelle scorse ore, con due richieste respinte dalle autorità italiane per liberare immediatamente una nave da rimandare davanti alle coste libiche.

Il primo tentativo è stato quello di chiedere un porto più vicino. Quello di Ancona non piace alle Ong, che dicono essere troppo distante. Ci sarebbero vari porti sicuri in Italia, più vicini di quello marchigiano, secondo gli equipaggi della Ocean Viking e della Geo Barents, che hanno addirittura avanzato la richiesta di sbarco a Catania. Abituati a fare il bello e il cattivo tempo con i precedenti governi di sinistra, vorrebbero continuare a scegliere i porti di sbarco per i loro interessi ma il governo ha deciso per la linea dura. In alternativa, se alle Ong non piace proprio la nuova impostazione gestionale, esistono molti altri porti che non sono italiani. Ci sono Malta e la Tunisia, per esempio, molto più vicini. Ma anche quelli lungo la sponda orientale del mar Adriatico e la Corsica: perché non inoltrare le domande a questi Paesi? L'Italia non è l'unico porto sicuro del Mediterraneo ma a quanto pare è l'unico in cui vogliono sbarcare le Ong.

Ottenuto il rifiuto di un porto più vicino, con le autorità che hanno confermato quello di Ancona per entrambe le navi, le Ong hanno allora pensato di effettuare un trasbordo per liberare una delle due navi e permetterle di tornare davanti alle coste libiche. Ma anche in questo caso è arrivato il "no" dell'Italia. "Dopo il rifiuto di concederci un porto più vicino, abbiamo richiesto alle autorità italiane di fare un trasbordo dei 73 naufraghi da Geo Barents a Ocean Viking. Anche questa richiesta è stata rifiutata dal Viminale", hanno detto dalla Geo Barents, sottolineando che a bordo delle navi non ci sono donne. Il governo sta tenendo la barra dritta sulle Ong, non certo come azione puntiva, come malignamente viene sottolineato da sinistra.

Il tentativo di rimettere ordine in un sistema al collasso, con i porti siciliani, calabresi, e del sud in generale che devono sopportare la pressione degli sbarchi autonomi è la ragione per la quale è necessario individuare altri porti. Con buona pace della sinistra e delle Ong.

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