"Verminaio politico". Zagrebelsky attacca e difende la giudice pro migranti

Il presidente emerito della Corte Costituzionale difende a tutto campo il giudice che ha liberato i migranti: "C'è un intento intimidatorio. Il video alla manifestazione? Inquietante, uno scandalo"

"Verminaio politico". Zagrebelsky attacca e difende la giudice pro migranti
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Il caso del giudice Iolanda Apostolico, infarcito dalle polemiche sul video del 2018 che la vedono al corteo di Catania contro il governo sull'immigrazione, continua a far discutere e a dividere l'opinione pubblica: da una parte il centrodestra ritiene che la scelta di non convalidare il trattenimento di alcuni migranti rappresenti una minaccia alla sicurezza dell'Italia; dall'altra la sinistra sostiene la causa della toga e parla di dossieraggio. A difendere Apostolico è anche Gustavo Zagrebelsky, che ha impugnato lo scudo e ha emanato la sentenza a protezione del giudice del Tribunale di Catania.

Zagrebelsky difende Apostolico

Il presidente emerito della Corte Costituzionale, intervistato da La Stampa, ha affermato a chiare lettere che a suo giudizio "sembra evidente" che sia in atto un intento intimidatorio nei confronti di Apostolico. Dal suo punto di vista gli attacchi sono personali e rappresentano un grave precedente perché non si concentrano sul provvedimento ma riguardano "la tranquillità, la serenità di questo e di qualunque altro giudice in decisioni 'sensibili' per gli interessi del governo". Come se l'esecutivo di centrodestra stesse avvertendo di poter tirare fuori una serie di magistrati. Semplicemente il governo è pronto a impugnare il provvedimento e molto probabilmente si procederà lungo la strada del ricorso in Cassazione di concerto con il ministero dell'Interno.

Zagrebelsky si è poi lasciato andare a una lunga analisi di riflessione sul fattore della neutralità del giudice ricorrendo a numerose citazioni e teorie: Piero Calamandrei, essere e apparire, il prestigio esteriore, Montesquieu, la Gleichshaltung, la Germania degli Anni '30. Ovviamente il tutto per ribadire il sostegno al giudice del Tribunale di Catania, arrivando addirittura a prendere le distanze dalla tesi secondo cui sarebbe preferibile un magistrato anonimo rispetto a un altro di cui si conoscono gli orientamenti: "Bisogna temere molto più certi magistrati che non quelli di cui si conoscono le idee". Il motivo? È convinto che i grigi e gli opachi "sono spesso i più proni", mentre chi è esposto "sa di dover essere più scrupoloso".

Avete capito la bene: la situazione ora è totalmente ribaltata secondo il presidente emerito della Corte Costituzionale. Diffondere la propria visione del mondo ed esplicitare l'orientamento diventa un vantaggio a discapito di un magistrato che invece preferisce rimanere nell'ombra e che non sente il bisogno di esporre al pubblico il suo posizionamento. Difendere Apostolico è lecito, ma probabilmente non serviva toccare una vetta del genere.

L'attacco al centrodestra

Potevano mai mancare gli attacchi verso il centrodestra? Neanche a pensarci. L'elemento di base rimane l'ormai famoso filmato che ritrae la toga alla manifestazione di Catania nel 2018. Per Zagrebelsky bisognerebbe invece concentrarsi su come sia possibile che il video sia uscito dopo cinque anni, visto che un momento di vita personale è stato "tracciato e memorizzato per essere messo a disposizione di colui o di coloro che al momento buono vogliono usarlo contro un avversario". Una faccenda che gli ha fatto venire in mente la fine della democrazia ateniese, mentre in molti italiani ha provocato un senso di indignazione proprio la presenza di Apostolico al corteo.

Zagrebelsky ha bollato l'accaduto come "inquietante", facendone una questione non di privacy ma di libertà tout court. Piuttosto che sulla fonte delle riprese ha invitato a porre l'attenzione su chi le avrebbe chieste sapendo dove e a chi chiederle: "È roba da verminaio politico, un metodo violento, uno scandalo. Altro che strumento politico". Ha concluso con un'immancabile osservazione a favore del provvedimento targato Apostolico, sostenendo che si tratta della trascrizione di una norma europea "che non può essere contraddetta da un Paese-membro".

Effettivamente si sentiva la mancanza dell'intervento di Zagrebelsky a difesa della toga, che in queste settimane ha ricevuto il sostegno e la solidarietà da parte di una certa sinistra che ha evocato l'ombra del dossieraggio.

Un'accusa che si commenta da sola. Così come saranno i lettori a giudicare le uscite del presidente emerito della Corte Costituzionale, in particolar modo quella sulle differenze tra un magistrato esposto e uno opaco. Davvero serviva arrivare a tanto?

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