Zaia s'inventa l'infermiere a cronometro

Nel capolavoro di Charlie Chaplin Tempi moderni Charlot rimane vittima degli ingranaggi che formavano la catena di montaggio e l'esperimento, in ossequio alla produttività, di riuscire a mangiare senza fare la pausa pranzo fallisce miseramente. Mettete un infermiere al posto di Charlot e sostituite la catena di montaggio con un reparto a scelta di un ospedale: salta fuori il robot in camice bianco previsto dall'ultima delibera sfornata in tema di sanità dalla Giunta regionale del Veneto presieduta da Luca Zaia.
Viene facile fare delle battute quando, in ossequio all'applicazione dei tanto invocati costi standard, si legge che in qualsiasi struttura sanitaria del Veneto, pubblica o privata che sia, l'infermiere in servizio nel reparto di ostetricia e ginecologia deve dedicare almeno 185 minuti di assistenza giornaliera per paziente, mentre il collega che lavora in rianimazione deve salire a 700 minuti che ridiscendono a 185 per medicina generale.
E se bastassero dieci minuti in meno? O se fossero necessari 10 minuti in più? La verità, assicura Zaia, è che tutta questa maniacale precisione ha l'ambizioso obiettivo «di non buttare via denaro dei cittadini gestendo male il personale infermieristico, cioè migliaia di stimati professionisti».
I pazienti veneti, insomma, devono stare tranquilli: non vedranno infermieri andare e venire come tanti robot. Già, il Veneto.

Ma le altre regioni? Siamo sicuri che negli ospedali del sud le lancette del cronometro di precisione tarato a Venezia vadano alla stessa velocità? Zaia pensa di no e userà questa delibera per dimostrare che in altre parti d'Italia lo spreco è la regola.

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