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Zaki ringrazia il governo. Nuovo contatto Al-Sisi Meloni

Il ragazzo a Bologna domani: "Voglio tornare in università". La premier: "L'Italia ha apprezzato la decisione del Cairo"

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Un tripudio di gioia. Appena liberato Patrick Zaki, dopo aver stretto la mano a un uomo della sicurezza, ha abbracciato a lungo la madre Hala, poi la fidanzata Reny Iskander, la sorella Marise e il padre George. E il premier Giorgia Meloni ha sentito al telefono il presidente Al-Sisi «in particolare per ringraziarlo per la grazia concessa a Patrick Zaki, un gesto di grande importanza che è stato molto apprezzato in Italia». Il colloquio si è poi soffermato sull'approfondimento di «alcuni temi bilaterali», Patrick ha lasciato ieri mattina l'edificio della Direzione di polizia di Nuova Mansura dopo la grazia presidenziale. Un calvario, ma è arrivata la luce, finalmente.

«Ora sono libero, penso a tornare in Italia il prima possibile, speriamo che avvenga presto», ha detto ai giornalisti subito dopo il rilascio. «Sarò a Bologna solo due settimane, poi tornerò in Egitto a causa del mio matrimonio a settembre», ha svelato ieri, in tarda serata. Lo stesso momento in cui ha ringraziato via social il premier, il ministro degli Esteri, il governo italiano, i parlamentari e le organizzazioni che si sono adoperate per la sua scarcerazione. Nei suoi piani in vista del prossimo anno c'è quello di «comprare l'abbonamento per la prossima stagione allo stadio: sarò lì a tifare Bologna, potete contarci». Prima però, Zaki penserà a cose ancora più importanti: «Mangiare un piatto di pasta. Andare al mare con Reny. È un elenco lunghissimo. Ma avremo tempo. Prima di tutto però voglio abbracciare la mia professoressa Rita Monticelli». Ci sono una serie di incombenze anche di natura burocratica che Italia ed Egitto stanno affrontando per consentire la partenza per l'Italia di Patrick. Ciò - a quanto si apprende - potrebbe determinare un leggero ritardo, rispetto alle previsioni nell'arrivo del ricercatore, che dovrebbe comunque avvenire domani mattina. Patrick però non si tira indietro e confessa il terrore vissuto dopo la condanna a tre anni di carcere per «diffusione di notizie false». «Quando mi hanno portato di nuovo via, mi sono sentito perduto. Nessuno poi mi ha detto cosa stesse capitando. Come l'altra volta. Ho avuto paura, sarebbe stupido negarlo. Anche se sei un attivista e sai cosa rischi, l'idea di tornare in carcere, di restare confinato per mesi è stata terrorizzante». Eppure, la speranza non lo ha mai abbandonato: «Ho capito che si stava muovendo qualcosa. Sapevo che i miei avvocati e i miei colleghi della Eipr (la ong con cui Patrick collabora) stavano lavorando pure loro. Ed ero consapevole che tutta la mia famiglia non mi avrebbe abbandonato. E allora ho pensato che dovessi continuare a lottare e rimanere saldo».

Zaki ha ringraziato per il sostegno tra gli altri la città e l'Università di Bologna che è in fermento. «Stiamo organizzando una festa, che non sarà solo di Bologna ma di tutto il Paese», ha detto il rettore Giovanni Molari. Ad attenderlo anche l'amministrazione comunale con il sindaco Matteo Lepore per una grande festa in piazza Maggiore. Il Comune di Bologna aspetta lo studente egiziano anche per togliere insieme, finalmente, ha spiegato il primo cittadino, lo striscione giallo che da sempre ne chiedeva la sua liberazione. Intanto «Patrick sull'asfalto» è l'espressione che rimbalza sui social con cui viene annunciata in arabo la notizia della liberazione di Zaki. Si tratta di un'espressione che gli attivisti usano di solito quando dei detenuti vengono liberati. La notizia è divenuta virale. «I told you we will win» ha postato invece sui social la fidanzata Reny Iskander.

«Te l'avevo detto che avremmo vinto».

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