Intesa centra l’obiettivo: utili +36%

«Fari puntati a Est ma attenzione ai prezzi. Dopo Lazard nessun partner in vista»

Massimo Restelli

da Milano

L’Est Europa rimane un’area d’elezione per l’espansione di Banca Intesa che chiude i primi nove mesi dell’anno con 1,84 miliardi di profitti (più 36,3%) e conferma il cammino previsto nel piano industriale. A favorire il picco, che ha superato le aspettative del mercato, sono state sia l’evoluzione delle commissioni nette (più 13,7%) sia l’andamento di tutte le divisioni del gruppo. A partire da quella «corporate» (che raccoglie le aziende con almeno 50 milioni di ricavi): in salita del 41,5% a 787 milioni il risultato corrente ante imposte.
Un’ulteriore accelerazione è stata registrata nel solo terzo trimestre dell’anno, quando l’utile netto di Banca Intesa è balzato a 645 milioni (più 29,8%) rispetto ai 577 milioni previsti dagli analisti: in Piazza Affari il titolo è salito dell’1,18% superando di un soffio i 4 euro.
È «il miglior risultato di sempre», ha rilevato l’amministratore delegato Corrado Passera ribadendo come l’istituto sia ben posizionato per centrare gli obiettivi a fine anno per quanto riguarda il monte dividendo (1,5 miliardi che sale a oltre 5 miliardi nel triennio).
A dicembre il gruppo stima un «significativo miglioramento» dei conti in linea con le previsioni, ha ribadito il banchiere che in luglio, completato in anticipo quanto previsto dal precedente piano industriale, ha presentato insieme al presidente Giovanni Bazoli il nuovo documento triennale che si concluderà nel 2007. Per quella data il Roe (il parametro che calcola il rapporto tra utile netto e patrimonio netto) si attesterà al 20%, rispetto al 18% annualizzato registrato a settembre a fronte di un Tier One pari all’8 per cento. Nello stesso periodo il risultato della gestione operativa del gruppo è stato di 3,5 miliardi (più 31,6%) con un miglioramento del cost-income (l’equilibrio dei costi) attestatosi al 53,5 per cento.
Numeri che derivano da una ricetta composta di «crescita sostenibile, attenzione ai costi (gli oneri operativi sono scesi dello 0,9% ndr) e ai rischi», ha proseguito Passera ribandendo che anche nello shopping estero il gruppo non è «disponibile a pagare prezzi strani». Filosofia seguita in primis nella corsa alla romena Bcr («Credevamo di essere stati sufficientemente aggressivi ma non è bastato»), malgrado il Paese sia tra quelli ritenuti più interessanti da Banca Intesa insieme a Turchia e Ucraina, dove potrebbe essere completata la prossima mossa.


Ma il gruppo milanese si prepara a voltare pagina anche per il ricco mercato della banca d’affari dove, una volta che un arbitrato internazionale scioglierà in anticipo rispetto alla scadenza di fine 2007 l’alleanza con Lazard, Passera non intende stipulare altri accordi continuativi per il settore del cosiddetto merger & acquisition.
Situazione stabile, infine nei confronti di Parmalat dove il gruppo non ritiene necessario provvedere a ulteriori accantonamenti a fronte di eventuali azioni avviate dall’ad Enrico Bondi.

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