Intesa, l’Antitrust riboccia Generali-Agricole

Sembra una guerra vera e propria quella tra Generali-Agricole e Antritrust. Bocciato anche il nuovo «patto leggero» tra i due azionisti di Intesa Sanpaolo che, nelle intenzioni, doveva risolvere i problemi del precedente patto di consultazione siglato in aprile. L’accordo, ha comunicato l’Authority, «non ottempera alla condizione di garantire la necessaria indipendenza fra Crédit Agricole e Intesa Sanpaolo e il ruolo di terzietà della banca francese».
In parole povere il problema sollevato dall’Antitrust resta sempre lo stesso. Ovvero: Crédit Agricole è azionista di rilievo nella banca guidata da Corrado Passera, ruolo rafforzato dal consolidamento dei rapporti con un altro azionista, ovvero Generali (hanno in mano quasi l’11% del capitale). Il tutto mentre la banca francese opera direttamente in Italia attraverso Cariparma. Insomma - questa è l’accusa dell’Antitrust - Agricole e Intesa più che concorrenti sembrano partner. Nonostante l’accordo dello scorso 25 giugno (triennale, con validità immediata) limiti gli spazi di consultazione tra Parigi e Trieste alle sole materie dove non vi sono problemi di concorrenza con la banca italiana ed escluda la presentazione di liste comuni per gli organi societari di Intesa.
A questo punto, va avanti la proceduta di inottemperanza aperta in primavera dall’Antitrust, che dovrebbe chiudersi alla fine di ottobre. Da ambienti dell’Authority emerge sostanzialmente la delusione per la linea di comportamento del Crédit Agricole. Basta fare un passo indietro per ricordare che una delle condizioni posate per il via libera al matrimonio tra Banca Intesa e Sanpaolo Imi fu proprio la discesa «significativa» dell’Agricole, grande azionista di Banca Intesa, nel capitale del nuovo istituto post-fusione. Discesa «significativa» poi successivamente valutata, anche se mai nero su bianco, in una partecipazione inferiore al 2% entro fine 2009. Non solo Crédit Agricole non è mai scesa sotto tale soglia, ma a fine 2008 ha incrementato il proprio pacchetto, passando dal 5% al 5,8% del capitale di Intesa. Né, d’altra parte, Agricole avrebbe mai chiesto formalmente all’Autorità per la concorrenza una proroga dei termini.
Il problema di Crédit Agricole, come hanno notato molti analisti, è che i francesi si trovano tra due fuochi. In patria devono far risultare la quota in Intesa come strategica, pena il rischio concreto di dover svalutare la partecipazione a bilancio. In Italia invece devono sostanzialmente dimostrare il contrario per non incorrere nei rilievi dell’Antitrust.
Ma un problema ce l’ha anche Intesa, visto che in sede di fusione Milano-Torino, proprio al nuovo istituto fu affidato dall’Autorità l’impegno a garantire la discesa della Banque verte nel suo capitale. In teoria la banca italiana rischia una multa compresa tra 500 milioni e 5 miliardi di euro, se non riuscirà ad imporre il comportamento richiesto ad un soggetto terzo, ovvero Crédit Agricole.

Proprio poche ore prima della decisione dell’Antitrust Corrado Passera aveva detto: «Sono convinto che i nostri azionisti avrebbero fatto di tutto per non creare problemi alla banca». I soggetti coinvolti hanno ora 30 giorni di tempo per inviare all’Antitrust scritti difensivi e documenti, oppure chiedere di essere sentiti.

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