Intesa, la nomina di Siniscalco divide i grandi soci

Bossi vuole le banche del Nord. E nelle grandi fondazioni azioniste già si muovono le acque. Con il rischio di un clamoroso strappo. Così Angelo Benessia, numero uno della Compagnia di San Paolo, primo socio di Intesa, ha preso la propria decisione: gli economisti Domenico Siniscalco e Andrea Beltratti sono i due candidati da proporre per le presidenza del consiglio di gestione. E tra i due risulterebbe in pole position il primo, già ministro tecnico dell’Economia nel secondo e terzo governo Berlusconi e uomo apprezzato dall’attuale inquilino di via XX Settembre, Giulio Tremonti, che avrebbe avuto un peso decisivo nella scelta. E Bossi ha confermato: «Su Siniscalco chiedete a Tremonti». Tremonti, non a caso, ancora prima delle elezioni politiche regionali, era stato molto chiaro su un punto: per la presidenza di Ca’ de Sass andava individuata una persona che potesse valorizzare il territorio facendo aumentare il peso della componente torinese del gruppo, peso che dalla fusione del 2007 è andato via via ridimensionandosi a tutto vantaggio di Milano.
L'attuale presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Enrico Salza, espressione della Compagnia di San Paolo, viene infatti rimproverato di non avere saputo preservare al meglio l’anima piemontese del gruppo. Basti pensare al modo in cui è stato «silurato», alla fine del 2008, l’ex direttore generale di San Paolo Imi e all’epoca dg vicario del gruppo bancario di Ca’ de Sass, Piero Modiano. Così Benessia, dopo essersi consultato nei giorni scorsi con il neo eletto presidente della regione Piemonte, il leghista Roberto Cota, che è andato a trovarlo direttamente nella sede della Compagnia a Torino, si è convinto che il nome giusto da fare uscire dal cappello fosse proprio quello di Siniscalco. Tant’è che Cota, raggiunto dal Giornale, dichiara: «Sono contento dell’indicazione di Siniscalco. Penso che ci siano tutte le condizioni perché si possa lavorare nell’interesse del territorio». Tali dichiarazioni si inseriscono perfettamente nel disegno tracciato due giorni fa dal leader della Lega Nord, che anche ieri ha ribadito le mire della Lega sulle banche del nord.
Ma non tutto è così semplice. La defenestrazione di Salza non è piaciuta a Milano e ieri, in serata, circolava l’ipotesi che Salza potesse essere riproposto nel consiglio di gestione da altri soci di Intesa, per poi essere eletto alla presidenza all’interno del cdg stesso. Un’operazione fattibile secondo lo statuto della banca. Ma a costo di creare una frattura clamorosa, perché i patti non scritti vogliono che il presidente spetti a Torino, e l’ad a Milano. Dunque Siniscalco e Passera. Sempre ieri Corrado Passera, ad di Intesa, ha preferito non commentare le dichiarazioni di Bossi e, quanto alla questione della possibile nomina di Siniscalco, ha affermato: «Non entro nel merito delle decisioni degli azionisti. I nomi che si fanno sono eccellenti, ma non posso non dire quel che penso di Salza, che apprezzo e stimo e che è stato il formidabile attore di una delle operazioni bancarie più belle fatte in Europa». A dare man forte a Passera anche Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, che ha in mano il 4,68% dell’istituto. «È un torinese formidabile», ha detto Guzzetti, che poi ha aggiunto, con riferimento al tandem di nomi Siniscalco-Beltratti: «Da quello che ho capito si tratta di due candidature alla pari per la presidenza, non di un presidente e di un consigliere o vicepresidente».

Anche se appare poco probabile, non sarebbe quindi del tutto da escludere che alla fine possa spuntarla il docente della Bocconi, Beltratti, che finora negli ambienti finanziari si è mosso come figura indipendente e sganciata dalle forze politiche.

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