Economia

Intesa Sanpaolo, Passera «muove» all’estero

nostro inviato a Vienna

Con attivi per 40 miliardi di euro, la dimensione internazionale di Intesa-Sanpaolo rappresenta più o meno il 15% dell’intero gruppo. Che resta dunque per il momento molto focalizzato sull’Italia. Troppo, evidentemente. Se ieri, a Vienna, Corrado Passera, ad della banca, ha rilanciato il progetto di sviluppo all’estero. Corredato da un intervento di re-branding che mantiene i nomi delle dieci controllate, ma li ridisegna con i colori e il marchio del gruppo.
«Nella cosiddetta Nuova Europa (dai Paesi della ex Jugoslavia agli ex comunisti, ndr) c’è una crescita economica come in poche altre aree del mondo. E il processo di convergenza verso l’euro di questi Paesi li rende di grande interesse. A ciò si aggiunga che essi rappresentano una zona di sviluppo naturale per le aziende italiane», ha detto Passera. Cifre precise della cassa da guerra non se ne fanno. Agli atti restano inutilizzati 1,4 miliardi (di dollari) stanziati da Intesa per l’acquisto dell’ucraina Ukrsotsbank, che alla fine e a caro prezzo (circa il 60% in più di quanto messo sul piatto da Intesa) è stata acquistata da Unicredito. L’idea di Passera e di Giovanni Boccalini (il suo uomo per l’estero) è quella di sviluppare la presenza di Intesa, ma non a tutti i costi. «La crisi dei mercati - continua Passera - ci tocca relativamente: i nostri bilanci sono caratterizzati da un ottimo bilanciamento tra depositi e prestiti e dunque la crisi di liquidità non ci tocca». Ma non si ha comunque intenzione di strapagare.
Per il momento di concreto c’è solo la partecipazione alla gara per la privatizzazione della seconda banca libica, Wahda: 1,5 miliardi di euro in attivi, un quinto del mercato e 71 sportelli. L’argomento potrebbe essere già oggi all’attenzione dei consiglieri del gruppo (Consiglio di gestione e di sorveglianza sono convocati oggi a Milano). In gara ci sono altri grandi competitor europei, tra cui Société Générale e il prezzo è ancora tutto da vedere. L’unico punto di riferimento è quanto pagato dai francesi di Bnp per Banque du Sahara, la prima banca privatizzata da Gheddafi: 3,6 volte i valori di libro.
Ritornando al Vecchio Continente, Intesa vuole rafforzarsi in Russia e Romania, dove le quote di mercato nel retail sono inferiori all’1 per cento. Croazia, Ungheria, Slovacchia, Serbia e Albania sono invece nazioni in cui il gruppo intende consolidare la propria leadership. Ciò non passerà necessariamente per l’acquisto di nuove filiali, ma per un miglioramento della gestione degli istituti locali. A metà strada, con quote di mercato tra il 3 e il 6%, l’operatività in Egitto, Slovenia e Bosnia, dove la bandiera Intesa non è leader, ma la presenza non è neppure infinitesimale.


I dieci Paesi in cui è presente il gruppo (esclusi gli accordi in Cina) hanno generato nel 2006 un utile lordo di 551 milioni, e nei primi nove mesi del 2007, sono saliti a 602. Il piano industriale prevede nel 2009 profitti lordi per 859 milioni (40% il Roe).

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