Invasione di topi nell’ex strada della Dolce vita

Enza Colagrosso

«Al buio i topi ballano». Il proverbio non recita proprio così, ma la realtà di via Emilia, strada parallela a via Veneto, è questa: illuminazione pressoché inesistente e tanti topi, ormai unici «veri padroni» della strada.
La denuncia è partita dai cittadini che, rappresentati dallo studio legale Lauro, già lo scorso 15 luglio avevano inviato una lettera di denuncia dei fatti al sindaco Walter Veltroni. Nella missiva veniva formulata anche la richiesta di porre fine, entro pochissimi giorni, ad una situazione indecorosa per la nostra città.
Situazione indecorosa e ormai «di colore». Già, perché i turisti che popolano ogni giorno le vie del centro, alloggiando in quelli che sono gli alberghi più belli della capitale, si divertono a riprendere lo spettacolo inconsueto delle vie di Roma «in mano alle colonie di topi».
Ora la situazione verrà portata all’attenzione del consiglio provinciale, attraverso un’interrogazione di Massimo Davenia, rappresentante di Alleanza nazionale a Palazzo Valentini.
«Non è possibile continuare così - spiega il consigliere -, via Emilia è piena di sporcizia perché molti ristoranti scaricano i loro rifiuti nei pochi cassonetti messi a disposizione e lo fanno senza cura o attenzione per l’igiene. Poi i topi fanno il resto». Infatti, percorrendo la parallela di via Veneto che incrocia via Ludovisi, lo spettacolo è veramente da «bassa periferia»: rifiuti accumulati vicino ai cassonetti aperti, abilmente ispezionati da toponi di fogna incuranti del viavai della gente.
«Ieri un topo voleva per forza entrare nel mio negozio di abbigliamento - racconta una commerciante -. Ho dovuto chiudere perché avevo paura». Qualcuno, poi, «per disperazione butta veleni per strada», come spiega una signora che lavora nella zona, «e lo spettacolo allora si tinge di toni ancora più macabri: carcasse di topi ovunque che restano a lungo perché nessuno li raccoglie, se non qualche uccellaccio che poi se lo mangia sopra le nostre teste».
Non solo. «Abbiamo chiamato l’Ama e il Comune per chiedere almeno un intervento di derattizzazione», grida a gran voce una residente. La risposta? «Ci hanno detto che non ci sono i soldi per farla».
«Eh, già - sentenzia allora l’edicolante -. Veltroni voleva far diventare Tor Bella Monaca come via Veneto ed invece è riuscito a far diventare via Veneto e le strade vicine come Tor Bella Monaca».
Insomma, cittadini e commercianti sono infuriati. E non si può certo dire che abbiano torto, anche perché incontrare i «toponi» non è «fortuna» riservata a pochi, visto che ormai i pericolosi roditori detengono il primato di passeggio in via Emilia e in Via Ludovisi. E guai a chi osa disturbarli nei loro raid di saccheggio quotidiano.
«Ieri - raccontano alcuni cittadini - il proprietario di un bar della strada voleva aprire il cassonetto per buttare l’immondizia, e quando ci ha provato ha avuto la triste sorpresa di trovarsi davanti una di quelle bestiacce che ha cercato di aggredirlo».
Paolo Tortelli, eletto a rappresentante del comitato di quartiere, sta cercando se non altro di dialogare con la Asl, con il Comune o con l’Ama. E spiega: «Ora che si sta facendo sera, vorrei che vi rendeste conto di un’altra cosa: via Emilia è buia. Immaginate questa oscurità quale pericolo può rappresentare per i residenti, ma anche per i turisti o per chi transita di qui per andare a teatro o per raggiungere il parcheggio Ludovisi; si può essere scippati ma anche accoltellati e nessuno è in grado di vedere nulla. Sapete cosa ci siamo sentiti rispondere dagli amministratori a cui abbiamo denunciato la situazione? Che l'illuminazione così bassa è una scelta di arredo urbano perché rende l’atmosfera delle vecchie vie di Roma, per questo ci aspettiamo in aggiunta che ci dicano che i topi ce li mettono apposta per ricreare la scenografia della Roma antica.

E questa, le aggiungo, non è poi neanche una battuta senza fondamento, perché certo gli animali non ce li portano loro nel I Municipio, ma di sicuro ce li lasciano arrivare attraverso i buchi che sono per strada e che nessuno ripara o attraverso le bocche aperte delle fogne che costeggiano i nostri marciapiedi».

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