«Io, in arresto a casa mia»

Egregio Dottor Lussana, le scrivo chiedendole se per gentilezza mi pubblica sul «Giornale» questa mia.
Abito a Marassi, vicino al campo di calcio (a 5 isolati) in corso De Stefanis lato mare, sono disabile al 100%, ho il parcheggio numerato vicino al portone, per i miei spostamenti (aiutata da mio marito).
Veniamo al problema. Ora che è cominciato il campionato di calcio per colpa di questa tessera del tifoso (che ben venga) ventiquattro ore prima devo spostare la mia vettura e lasciare libero il parcheggio (dicono per salvaguardare la mia vettura e quelle degli altri; mentre sul lato monte i ribelli non sfasciano niente).
Con grande mio disagio perciò quando c’è la partita di calcio ormai con mio marito sono agli arresti domiciliari perché se sposto la vettura dal parcheggio (trovato altrove) non riesco più a parcheggiare nelle vicinanze dato che ora si gioca quasi tutti i giorni tra posticipo, anticipo, Coppa, amichevoli e campionato noi lato mare non siamo più liberi.
Le sembra giusto per un manipolo di delinquenti negare la libertà agli altri? Quando succede che spaccano tutto circondarli con polizia e carabinieri e si picchiano da mandarli all’ospedale ma non arrestarli (tanto dopo un’ora sono fuori) perché non possono condizionare un quartiere.
O si porta via il campo altrove (per esempio alla Scoffera, Lumarzo, piani di Praglia, Antola e Forte Ratti) così non lo abbiamo in città.
Comunque a sera tutto è filato liscio, con grande educazione dei tifosi non è successo nulla, vuol dire che la tessera funziona e domani potrò di nuovo parcheggiare.


Perdonate il mio sfogo perché tutto mi sembra contro la legge o è anticostituzionale e per coprire quel manipolo di delinquenti, se facessero due conti quei 22 ragazzi che corrono dietro al pallone guadagnano una cifra che a noi mortali ci vogliono sette vite e mi meraviglia che il quartiere non si ribelli!
La ringrazio anticipatamente. Gli arrestati a domicilio. Perché questa è democrazia.
Per mia moglie.

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