L’economia, o meglio, l’economista che ne è la sua incarnazione, nel tempo della crisi cambia faccia. Seduto su una montagna di previsioni sprecate, con il capo cosparso dalla cenere di milioni di dollari di futures bruciati sulla funesta pira delle previsioni sbagliate, cerca a tutti i costi di giustificarsi con la gente, quella stessa cui, pochi mesi prima, vantava le sorti magnifiche e progressive del mercato. Così l’economista, se non riesce a consolarsi e riciclarsi come fece Maynard Keynes dopo la crisi del ’29 (sua la celebre frase: «Sul lungo periodo siamo tutti morti»), si dedica a ripensare il suo lavoro. Magari decidendosi a ricreare un collegamento tra il pianeta terra (dove si vive e si lavora) e i grafici a torta o le curve gaussiane. Tra i tanti che in questo periodo fanno operazioni di questo tipo, magari cercando di trasformare il crac globale in un successo editoriale (che non rialzerà le Borse ma di sicuro rimpinguerà le tasche dell’autore), val la pena di soffermarsi sul lavoro di Robert H. Frank, che è appena arrivato in Italia per i tipi di Longanesi. Si intitola Polli contro Balene. E altri piccoli enigmi quotidiani. A parte la stranezza del titolo, la versione inglese optava per un più chiaro e meno accattivante Il naturalista economico, il libro ha un pregio. Senza filippiche, mea culpa o conversioni verso inutili protezionismi, il volume si dedica proprio a riannodare i fili tra la teoria e la realtà di tutti i giorni. Insomma, è un prodotto diverso dai tanti: Crisi istruzioni per l’uso, La Morsa. Le vere ragioni della crisi mondiale, Piccola grammatica della grande crisi. Perché è nata? Come uscirne?, Il ritorno dell'economia della depressione e la crisi del 2008...
Anche perché Robert H. Frank, che insegna Management alla Cornell University e ha una rubrica sulle pagine economiche del New York Times, non è un economista pentito e nemmeno una Cassandra a posteriori. Piuttosto uno che da anni si è stufato di sottoporre ai suoi studenti formule e grafici che finiscono per non servire a granché. Per usare le sue stesse parole, suffragate anche da una serie di dati statistici, «quando gli allievi dei corsi di economia sono sottoposti a test per valutare la loro conoscenza elementare della materia, sei mesi dopo il corso, non ottengono risultati significativamente migliori di chi non ha seguito il corso. Questa è una situazione semplicemente scandalosa...». Peggio ancora quando agli stessi test sono stati sottoposti i docenti: anche tra di loro c’è chi non è sfuggito alla figuraccia. Ecco allora che Frank ha posto i suoi studenti di fronte a tanti microfenomeni dell’economia reale obbligandoli a trovare una spiegazione convincente a quei fatti su cui a colpi di tabelle «macro» non si pensa più.
E alcune delle risposte, che elenchiamo in questa pagina, potrebbero sembrare delle banali curiosità ma si rivelano essere invece dei banchi d’esercizio formidabile per capire il mondo economico. Leggendo il libro, infatti, si scopre perché Dvd e Cd che hanno lo stesso formato vengono venduti in custodie diversissime, perché il bocchettone della benzina in alcune macchine è a destra e in altre a sinistra, oppure perché in quasi tutti i Paesi è legale mangiare mentre si guida e non parlare al cellulare, oppure perché spesso i camerieri dei ristoranti costosi sono pagati più degli aiuto cuochi.
Vi sembrano inezie? Riflettete su questa: le lattine di bibite gassate richiederebbero meno alluminio se fossero più basse e più larghe.
Perché invece viene mantenuta la forma allungata (anche se costa di più produrle)? Esiste un’illusione ottica chiamata illusione verticale. A «occhio» una lattina lunga e stretta sembra contenere più liquido di quanto ne contenga una bassa e larga di eguale volume. Quindi è più facile attrarre il cliente con una lattina bella slanciata, con buona pace del costo dell’alluminio. E sul mercato mondiale questo fa una differenza di milioni e milioni di dollari.
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