«Io al gay Pride? Nessuno mi ha invitata...»

Questione di etichetta? L’Arcigay nazionale, a chiare lettere, ha chiesto martedì ai sindaci di Roma, Milano e Bologna «di partecipare ai cortei del Gay Pride che si terranno nelle loro città», sotto la Madonnina e nella capitale il 7 giugno, a Bologna il 28. Un gesto, ha sostenuto il presidente Aurelio Mancuso, che «non solo apprezzeremmo, ma che aprirebbe la strada finalmente a un confronto anche con aree culturali e politiche per ora percepite come distanti». Ma ieri Letizia Moratti, a chi le chiedeva cosa intende fare, ha risposto sorridendo: «Io per adesso non sono stata invitata..». «Vuole sicuramente scherzare - ha replicato Mancuso -, perché cos’altro avremmo fatto se non invitarla ufficialmente, seppure a mezzo stampa, a partecipare al Pride? Comunque nei prossimi giorni ci attrezzeremo perché nell’ufficio del sindaco a Palazzo Marino venga recapitata una coloratissima busta arcobaleno con dentro l’invito su cartoncino...». Anche Paolo Ferigo, presidente dell’Arcigay milanese, insiste: «Letizia, non prendere impegni per il 7 giugno»
Scambio di battute a parte, Letizia Moratti chiarisce la sua posizione: «Ho un grande rispetto per la comunità omosessuale - ha affermato - perché non è diversa dalle altre e va rispettata proprio perché non è diversa».

Ma non andrà alla manifestazione, esattamente come il neo-collega romano Gianni Alemanno, che sulla questione è stato categorico: «Ho tutto il rispetto possibile per le persone gay, ne conosco alcune - ha affermato il sindaco della capitale - ma il Gay Pride è un fatto di esibizionismo sessuale e io sono contrario all’esibizionismo sessuale, sia omosessuale sia eterosessuale. Non mi piace questa forma un po’ aggressiva e non positiva, neanche per chi manifesta».

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