Nel calcio italiano dici Olanda e pensi Milan: Gullit, Van Basten, Rijkaard, Seedorf, Davids, Kluivert, Reiziger, Bogarde. In mezzo a questi campioni o, in alcuni casi, presunti tali, si colloca Harvey Esajas. La cui vicenda appare più simile ad un romanzo che non ad una storia di sport.
Mister Esajas, nel suo caso possiamo scomodare il termine di favola?
«Assolutamente sì. Avevo 27 anni e mi ero ritirato dal calcio dopo un infortunio al tendine d'Achille. Mi mantenevo facendo diversi lavoretti tra cui il lavapiatti. Poi nella primavera del 2004 arriva la telefonata di Clarence Seedorf, che conoscevo dai tempi delle giovanili dell'Ajax. Mi offre la possibilità di allenarmi a Milanello con il Milan. Il problema era che pesavo 99 chili e che non giocavo una partita ormai da due anni».
Eppure è rimasto in rossonero un anno.
«Avevo perso 12 chili in poche settimane, la dirigenza del Milan mi offrì un contratto annuale. Momenti indimenticabili che ricordo ancora perfettamente. L'esordio in Coppa Italia contro il Palermo, la finale di Champions League contro il Liverpool vissuta in panchina».
Questo è il lato positivo del calcio italiano. Che però nasconde anche una parte oscura.
«Sì, l'ho sperimentata l'anno dopo in Serie C2 a Lecco. Bella città, ottima gente, ma tanti problemi a livello societario. Come infatti accade in numerose società della Serie C italiana, gli stipendi non venivano pagati regolarmente. Un malcostume purtroppo diffuso, che ho vissuto anche in Spagna. Tengo comunque a precisare che adesso con il Lecco è tutto risolto».
A quanto ammontavano i ritardi?
«Mesi. La scusa a volte è quella dei risultati negativi; la squadra non gioca bene, e quindi per aumentare concentrazione e tensione si ritardano i pagamenti. Una modo di agire assolutamente non giustificabile, perché la paga non è alta e a fine mese ci sono i conti di saldare, senza dimenticare chi ha una famiglia da mantenere. In realtà si cerca di mascherare un problema strutturale della Serie C, che è la mancanza di liquidità. Molte società vivono al di sopra dei propri mezzi».
Favorite anche da un certo lassismo a livello regolamentare.
«È un circolo vizioso. Molte società, per attirare giocatori importanti o giovani di talento offrono tanti soldi, ma poi pagano regolarmente solo i primi tre mesi. E poi ho visto tante società dove il direttore tecnico era nel contempo il procuratore di alcuni giocatori. Mi chiedo: queste persone rappresentano gli interessi di chi?».
Tornado al Milan, il suo amico Seedorf viene fischiato dai tifosi...
«Il Milan è un grande club e il rapporto con i tifosi è speciale. Sono abituati bene, pretendono sempre tanto dai giocatori. I fischi a Clarence sottolineano implicitamente che loro lo considerano un campione. E ai campioni si chiede sempre di più. Sicuramente i mediocri non li fischia nessuno».
Cosa fa oggi Harvey Esajas?
«Ho preso da poco il patentino di allenatore, guido le giovanili dell'Sc Buitenveldert, club amatoriale di Amsterdam, e l'anno prossimo passerò in prima squadra. Pratico un calcio offensivo e ho come modelli Ancelotti e Hiddink. Il mio sogno? Allenare una squadra italiana».
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