«Io, Shéhérazade Incantatrice senza lingerie»

Per i «Concerti nel parco» Lella Costa stasera interpreta (con Foà) la principessa delle Mille e una notte «che seduce con le sue storie»

Michela Giachetta

«Non sei fregato veramente finché hai una storia e qualcuno a cui raccontarla». Se poi le storie sono mille e aggiungi un paio di voci memorabili, il jazz e villa Doria Pamphilj non solo non ti senti fregato, ma corri il rischio di assaporare quel brivido che solo un buon libro, una musica o una bella donna ti riescono a dare. Questa sera (ore 21.30) all’interno della rassegna «I concerti nel parco» Arnoldo Foà e Lella Costa daranno voce alla principessa Shéhérazade e al re, protagonisti de «Le mille e una notte», un classico della letteratura orientale, presentato a Roma in prima assoluta.
«Shéhérazade è una donna che riesce a cambiare il proprio destino grazie alla sua intelligenza - spiega l’attrice, che da sempre porta in scena le donne e le loro mille sfaccettature -. La seduzione c’è certo, fa parte dell’essere femminile, ma non basta». No, non basta. Belle e seducenti sono anche tutte le vergini con cui il re trascorre la notte e di cui si libera, uccidendole, all’alba, per vendicarsi del tradimento della moglie. Shéhérazade, però, ha qualcosa in più. La capacità di raccontare storie e di incantare. Si instaura così un rapporto con il re che la salva. E lo salva.
«Mi piace pensare che il rapporto fra il re e Shéhérazade sia una metafora di quello che dovrebbe essere ogni rapporto di coppia - continua Lella Costa -. La capacità e la voglia di incantare e incantarsi anche dopo anni, senza essere costretti a svaligiare continuamente negozi di biancheria intima».
Una metafora del rapporto di coppia ambientato in quelli che ora conosciamo come ambienti di guerra. Bagdad e Bassora sono posti che evocano stragi e morte, ma sono gli stessi in cui tanto tempo fa era possibile trascorrere «Mille e una notte». Senza didascalie o spiegazioni, solo voce al testo e spazio alla parola come «rimedio» all’odio. Una donna che salva la sua vita e quella di altre donne con racconti che portano lontano dalla vendetta e che riuscirà a far innamorare un re. Nella parte del re ci sarà Foà. «Da lui ho solo da imparare - aggiunge l’attrice milanese -. Non abbiamo mai lavorato insieme fino ad oggi. Stargli accanto è stata una scoperta straordinaria, dal punto di vista professionale, ma soprattutto dal punto di vista umano». Amore, fedeltà, tradimento, vendetta e perdono, fasti e povertà si mescolano e si confondono anche attraverso la musica di Paolo Damiani, jazzista che è anche architetto, compositore, direttore d’orchestra, contrabbassista e violoncellista e che sul palco sarà accompagnato dalla chitarra di Bebo Ferrara, dal sax di Javier Girotto, dal pianoforte di Danilo Rea. «Damiani è una persona rispettosissima del testo, dei ruoli, della musica - dice Lella Costa -. Gli strumenti che si è più preoccupato di far risaltare sono infatti le nostre voci».


Le storie non vengono raccontate fino alla fine, eccezion fatta per quella di Alì Babà: l’idea è stata quella di lasciare spazio al dubbio sul futuro e su quello che può accadere. Nessun dubbio, invece, sul fatto che domani, quando calerà il silenzio, e ci sarà qualcuno a raccontarci mille e una storia, Shéhérazade non sarà «fregata».

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