«Io velina? Mai stata su un palco o in tv»

RomaLicia Ronzulli, 33 anni, è una delle giovanissime candidate del Pdl al Parlamento europeo. Velina o non velina?
«Quella sulle veline è una polemica che non mi riguarda e nella quale non mi sono mai sentita coinvolta. Non ho mai svolto quella professione, né messo piede su un palcoscenico o in uno studio televisivo. Sia chiaro però che non ho nulla contro le veline, anzi ne conosco alcune che sono sì di bell’aspetto, ma anche colte e preparate».
Però della vicenda si è molto discusso, tanto che è stata “nominata” da Berlusconi insieme a Lara Comi e Barbara Matera...
«La correggo, non sono stata “nominata” ma candidata. E sono ben fiera di esserlo, come penso lo siano la Comi e la Matera. Tutte e tre agli occhi della sinistra abbiamo il difetto di essere giovani, e, perché no, anche belle. Ma prima di giudicarci aspettate di vederci all’opera a Bruxelles, se elette, saremo una sorpresa per tutti. La sinistra a corto di argomenti ha inscenato questa squallida polemica sulle donne e sulle veline. La stessa sinistra che da sempre candida mogli, compagne e amiche dei leader».
Facciamo qualche nome?
«Non sarebbe elegante, ma a lei non manca modo, con una minima ricerca, di trovare nomi, cognomi, età, provenienza e frequentazioni. Questa sinistra critica qualunque cosa faccia il governo, da lei mai una proposta, un suggerimento, una disponibilità a collaborare. E Franceschini attacca quotidianamente il premier - ultimo esempio la gazzarra sulla sentenza Mills - al quale invidia la straripante popolarità».
Licia Ronzulli non è una velina. Però si è detto che è la fisioterapista di Berlusconi...
«Una pura invenzione. Ma a forza di leggerlo sui giornali credo di meritarmi una laurea honoris causa visto che sto tenendo alto il buon nome dei fisioterapisti».
Davvero tutto inventato?
«Ho conosciuto Berlusconi nel gennaio 2004, in occasione del decennale di Forza Italia a Roma. Ero con mio marito, Renato Cerioli, e ci siamo presentati. Tutto qui, mai fatto fisioterapia in vita mia. Ma, come per le veline, fossi una fisioterapista non avrei nessun motivo per vergognarmene».
Allora, né velina né fisioterapista. Che fa nella vita Licia Ronzulli?
«Sono dirigente sanitario all’Istituto ortopedico Galeazzi di Milano e mi occupo della gestione delle risorse umane».
E poi?
«Mi dedico con passione al volontariato con un’associazione che preferisco non citare perché deve restare assolutamente trasversale. A mio avviso, quest’attività, non è di destra né di sinistra».
Storicamente il centrosinistra è sempre stato più vicino al mondo del non profit...
«Questo è un mito da sfatare. Credo più semplicemente che nel centrodestra non ci si preoccupi tanto di sbandierare le proprie buone azioni».
Lei di cosa si occupa?
«Collaboro con un’associazione che si occupa della cura di malformazioni del viso nei bambini in Bangladesh, nel Burundi e in Guatemala».
Si spieghi.
«In questi Paesi, a causa delle tradizioni etnico-religiose, un bambino che ha una malformazione facciale viene emarginato. E con lui tutta la famiglia poiché la malformazione viene considerata un segno nefasto».
E voi come intervenite?
«Andiamo sul posto e operiamo. Oltre alla funzione estetica l’intervento è finalizzato al reinserimento sociale. Ci impegniamo anche nella formazione del personale locale e nella promozione di una educazione sanitaria di base».
Lei dov’è stata?
«In Bangladesh, quattro volte. È un Paese di cui mi sono innamorata, coloratissimo e con un popolo molto dignitoso. Come scrive Stefania Ragusa: Un inferno di delizie».
Quanto dura una missione?
«In genere dura dalle tre alle quattro settimane nelle quali riusciamo a fare 120-130 interventi».
E se verrà eletta come farà?
«I parlamentari europei hanno cinque settimane di vacanza l’anno. Le passerò a fare volontariato come prima».
Non la spaventa un po’ la macchina burocratica di Bruxelles? Non teme di essere risucchiata nelle scartoffie e nei tempi biblici dell’Europarlamento?
«È certamente un ambiente nuovo, ma non ho affatto il timore di finire in un cimitero degli elefanti. Anzi, per quel che mi riguarda, ho intenzione di portare in Europa la mia voglia di fare e il mio entusiasmo. Oltre naturalmente a garantire una presenza costante e assidua».
Di cosa vorrebbe occuparsi?
«Del mio settore, ovviamente. Vorrei lavorare per una sanità di qualità in termini di strutture, di ricerca, di personale e di cure. Con l’età media che cresce costantemente, nei prossimi anni ci sarà un incremento del 50% della richiesta sanitaria e dobbiamo farci trovare pronti. Ma non trascurerò il volontariato, perché so bene quanto le associazioni non profit siano importanti sul territorio».
Lei è una giovanissima e nel governo ci sono diverse giovani ministre. Chi è quella che l’ha colpita di più?
«Nel governo Berlusconi la presenza femminile è rappresentata da una squadra di giovani e donne che stanno facendo bene. Apprezzo molto la concretezza della Gelmini che guida un ministero difficile e sta dimostrando iniziative e coraggio. Ugualmente meritevoli, a mio giudizio, sono la Carfagna, la Prestigiacomo e la Meloni».


Se sarà eletta le toccherà passare la settimana tra Bruxelles e Strasburgo. Suo marito sarà contento?
«La scelta è stata a lungo meditata con lui e mai avrei intrapreso questo percorso da sola. Certo, faremo qualche sacrificio».

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