Ipotesi di reato: turbativa d’asta Gli avvocati di Gamberale dal Pm

Uno spettro incombe sulla giunta di Palazzo Marino, ed è quello dell’avviso di garanzia che la Procura potrebbe spiccare in relazione alla vendita di Sea. L’inchiesta, affidata dopo lentezze e tentennamenti al procuratore aggiunto Alfredo Robledo, ha già fatto un salto di qualità: dal confortevole «modello 45», dove vengono parcheggiate le notizie che non costituiscono reato, al «modello 44», inchiesta a carico di ignoti per turbativa d’asta. Il problema è che la vendita della Sea non è stata una rapina in banca messa in atto da misteriosi banditi col passamontagna. É stata una operazione compiuta almeno in parte alla luce del sole e da protagonisti con nome e cognome. E, anche nel loro interesse, i loro nomi potrebbero finire nel registro degli indagati anche in tempi stretti.
Il primo a rendersene conto è stato Vito Gamberale, numero uno di F2i, il fondo che ha rilevato il 29,75 % di Sea messo all’asta (almeno formalmente) da Palazzo Marino. Ieri mattina in Procura si è materializzato Angelo Giarda, ovvero l’avvocato di Gamberale, che si è andato a chiudere nella stanza del pm Robledo e ne è uscito scuro in volto. É probabile che Giarda abbia comunicato a Robledo la disponibilità di Gamberale ad essere interrogato. Nell’attesa, il manager ha parlato con Radio24, e ha ribadito di non ricordare chi sia il politico vicino al Pd che nel luglio scorso gli garantì un bando su misura per conquistare gli aeroporti milanesi: «Io non so chi sia questo interlocutore. Ma chiunque esso sia, potrà essere stato un consigliere di F2i, potrà essere stato un amministratore perché noi siamo il riferimento di tutte le amministrazioni comunali e che hanno il problema di evitare il default e di vendere in maniera certa e affidabile i loro asset».
In Procura, ovviamente, il nome dell’interlocutore lo conoscono bene, perché è stato identificato dalla Guardia di finanza. Ed è ovvio che anche lui sarà, prima o poi, destinato a essere interrogato dalla Procura milanese. Ma il problema che turba gli avvocati di Palazzo Marino in queste ore è un altro: cosa ha già scoperto la Procura? Perchè è sicuro che dei passi avanti l’inchiesta li ha già fatti. Sono quelli che hanno portato il fascicolo a cambiare natura, ipotizzando formalmente il reato di turbativa d’asta, e che - secondo quanto reso noto dagli stessi vertici della Procura - hanno reso impossibile una archiviazione e necessarie nuove indagini.
Il problema, per quanto si è potuto capire, che la telefonata tra Gamberale e il misterioso (fino a quando?) esponente del Pd risale al luglio 2011, quando ufficialmente la scelta di privatizzare il 30 per cento di Sea era ancora ben lungi dall’essere stata assunta, essendoci ancora sul tavolo l’ipotesi alternativa della quotazione in Borsa; e invece veniva garantito sottobanco a Gamberale non solo che ci sarebbe stata una cessione, ma che la gara sarebbe stata fatta su misura per lui.

Informazioni che sembrano provenire direttamente dalla amministrazione comunale milanese. «Millanterie», le ha definite l’altro giorno il sindaco Pisapia. Il problema è che si tratta di millanterie dimostratesi assai puntuali.

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