Sono stati pubblicati da Aams, i dati relativi al gioco sull’ippica per l’anno appena trascorso. Come prevedibile, per nulla confortanti. Anche se abbiamo scontato il lungo periodo di sospensione delle corse (un mese), a causa dell’agitazione a seguito della non facile controversia tra le categorie e il governo, risoltasi soltanto grazie all’intervento deciso del ministro Zaia, con il prelievo sulle slots a favore dell’ippica, anzi del solo monte premi. Precauzione condivisibile da parte del governo, al fine di evitare usi impropri di queste risorse essenziali per il settore. E i dati relativi a gennaio non sono affatto confortanti, anzi vedono aumentare il trend negativo.
D’altra parte in una situazione generale che definire drammatica credo sia estremamente riduttivo, non possiamo aspettarci numeri molto favorevoli. Con queste premesse riterrei ancora più urgente e indilazionabile procedere ad una riforma del settore, riguardante aspetti interni alla funzionalità dell’Unire, di cui ho già avuto modo, più di una volta di parlarne, su queste colonne, ma anche e soprattutto sui rapporti che intercorrono tra Unire e Aams.
Non possiamo e non dobbiamo illuderci, perché sarebbe decretare la fine dell’ippica tra un paio di anni al massimo, che gli interventi economici del governo a sostegno del settore, possano ripetersi all’infinito, dobbiamo trovare il modo di elaborare una strategia più aggressiva, al variegato e complesso mercato dei giochi, che non può essere di supina acquiescenza a decisioni senza o con poco senso come, per fare un esempio, il folle prelievo ipotizzato sulla nuova scommessa denominata V 7.
La materia è molto complessa e di non facile approccio, però direi che uno studio da parte di un vero, gruppo di tecnici della materia potrebbe essere di grande aiuto per la elaborazione di una politica di attacco o quanto meno di mantenimento della nostra quota di mercato. Visti i risultati eccellenti, si potrebbe pescare qualche tecnico anche dai cugini francesi.
Personalmente non conosco nulla della complessa materia, ho però potuto notare che il prelievo complessivo, cioè la parte di denaro sull’insieme delle somme giocate trattenuta per provvedere al fisco e a tutte le altre spese del sistema, è complessivamente più alta che in Francia, e questo non è certamente un buon dato.
Una piccola notazione che può dare alcune utili indicazioni: la gran parte del movimento di gioco, poco meno del 90%, si realizza in nove regioni italiane, con in testa la Lombardia per finire con il Veneto, con in mezzo nell’ordine; Toscana, Lazio, Campania, Emilia-Romagna, Sicilia, Piemonte e Puglia, in quest’ordine.
Questi ed altri dati in maniera scientifica e non semplicistica come in questo caso dovrebbero essere elaborati, al fine di ricavare utili indicazioni, anche su come e dove sviluppare strategie di allargamento della platea di interessati a questo tipo di gioco, almeno così a me pare.
Non possiamo restare immobili e passivi, con il rischio concreto di affondare definitivamente e decretare la fine certa del nostro settore.
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