Iraq, Blair telefona a Bush: "Le truppe inglesi tornano a casa"

L'indiscrezione riportata dal Sun e confermata. Il primo ministro oggi dovrebbe annunciare il ritiro di 3mila soldati. Londra: uno degli attentatori del 2005 fuggì grazie al burqa

Iraq, Blair telefona a Bush: 
"Le truppe inglesi tornano a casa"

Londra - Comincia l’operazione di rientro delle truppe inglesi dall’Irak. L’annuncio, secondo quanto riporta un’indiscrezione del quotidiano britannico Sun (poi ripresa anche dalla Bbc) verrebbe dato oggi dal primo ministro Tony Blair. Il primo scaglione dovrebbe lasciare il suolo iracheno tra qualche settimana, e sarà composto da circa 1500 soldati. L’operazione di rientro, sempre secondo il Sun, continuerebbe poi intorno al prossimo Natale quando altri 1500 militari faranno ritorno a casa. La Casa Bianca ha confermato le anticipazioni del Sun: Blair infatti avrebbe parlato con George W. Bush del ritiro. Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Gordon Johndroe, ha riferito del colloquio tra il premier britannico e il presidente Usa. Johndroe ha confermato che gli Usa non hanno l'intenzione di fare una mossa analoga, ricordando che Bush ha recentemente deciso di inviare oltre 20mila militari supplementari in Irak, soprattutto nei pressi della capitale Bagdad. «Gli Stati Uniti - ha concluso Johndroe - sono grati alla Gran Bretagna per il contributo che ha dato in Irak, e condividiamo con loro la volontà di consegnare progressivamente alle forze armate irachene il controllo del territorio».

Intanto, a Londra, è bastato un video, trasmesso in un’aula di giustizia, per riaccendere il dibattito sulla legittimità del velo islamico integrale. La Woolwich Crown court ha infatti mostrato le immagini di Yassin Hassan Omar, uno dei presunti terroristi del 21 luglio 2005, abbandonare Londra - nascosto dietro l’impenetrabile velo - all’indomani dei falliti attentati. Una fuga indisturbata alla volta di Birmingham assicurata dalla tradizionale veste indossata dalle donne islamiche. Nel video Yassin Omar, 26 anni, indossa un burqa (velo afghano), di colore nero, che lo copre fino alle caviglie. Il travestimento è reso ancora più credibile da una borsetta da donna, che il somalo tiene in mano. Di buona mattina, il 22 luglio, confuso in mezzo a decine di pendolari, l’irriconoscibile Yassin Omar aveva raggiunto in metropolitana la stazione di Golders Green prima di salire su un autobus di linea. Nessuno poteva immaginare che dietro quel velo si nascondesse uno dei sei presunti terroristi accusati di tentata strage. Una volta a Birmingham - prosegue la ricostruzione degli inquirenti - Yassin Omar era sceso dall’autobus e si era allontanato a bordo di una vettura privata. Con ogni probabilità si era rifugiato nell’appartamento di Heybarnes road dove cinque giorni più tardi (27 luglio) sarebbe stato arrestato nel corso di un blitz della polizia.

Durante gli interrogatori, Yassin Omar ha ammesso di esser stato nella stazione della metropolitana di Warren Street al momento degli attentati falliti, ma si è sempre dichiarato innocente. Una versione poco credibile secondo gli inquirenti che ritengono il suo appartamento a New Southgate (nord di Londra) la base operativa e logistica della seconda ondata di attentati che ha investito la capitale britannica nell’estate 2005. Mentre prosegue il processo a carico dei presunti terroristi, in Gran Bretagna si riprende dunque a discutere di velo.

E dopo Jack Straw, leader della Camera dei Comuni, e il premier Tony

Blair, ora tocca al primo musulmano nominato Lord denunciare «l’influenza negativa» del velo. Pur non auspicandone la messa al bando, Lord Ahmed of Rotherham ha invitato la comunità musulmana a promuovere un serio dibattito.

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