Roma - Paladino della lotta al precariato nel lavoro, Cesare Damiano ha dimenticato una regola fondamentale: prima di tutto, è bene dare un’occhiata in casa propria. Se lo avesse fatto, avrebbe scoperto che in via Morgagni a Roma, sede dell’Isfol - l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che fa capo al suo dicastero - si riscontra una pianta organica perlomeno strana: a un centinaio di occupati tradizionali a tempo pieno, infatti, si affiancano circa 150 occupati a tempo determinato e circa 450 «co.co.co». Alcuni di questi ultimi si trovano nella scomoda posizione di precario da un decennio. Una situazione sicuramente anomala. Tanto che, a quanto si sussurra, proprio ieri avrebbero fatto visita alla sede dell’Isfol gli ispettori del Lavoro per controllare le posizioni dei dipendenti.
Il fatto è che nessuno sa bene chi abbia deciso l’inaspettata visita ispettiva. L’imbarazzo è palpabile, e nessuno parla. Di certo si sa che la situazione dei dipendenti Isfol è da tempo incancrenita. Proprio mentre Damiano pontificava in Sicilia, alla fine di gennaio, sull’assunzione di numerosi precari nei call center dell’Isola, dipendenti e collaboratori dell’Isfol occupavano per protesta i locali dell’Istituto e proponevano una marcia verso via Veneto, sede del ministro. Il problema è che, dallo scorso gennaio, una trentina di «co.co.co» continuano a lavorare senza aver ottenuto il rinnovo del contratto, e senza percepire un centesimo. A quanto si sa, quei trenta avrebbero lavorato, privi di contratto e stipendio, proprio per gli uffici del ministro (la Direzione generale politiche per la formazione e l’orientamento) che combatte senza tregua il precariato. «Le norme che rendono il lavoro più precarizzato - ha detto il ministro il 3 febbraio scorso a Cagliari - saranno cancellate».
La questione dell’Isfol è giunta all’attenzione dei Ds, il partito in cui milita il ministro del Lavoro. Sarebbe stato l’eurodeputato diessino Nicola Zingaretti - fratello di Luca, il popolare commissario Montalbano della tivù, e parente di una dipendente dell’Istituto - a segnalare il caso al Botteghino, si dice allo stesso segretario Piero Fassino. Nell’imbarazzo di Damiano, sarebbe intervenuto il ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais alla ricerca di una soluzione. Così, ai «precari di casa Damiano» è stato assicurato, il 7 febbraio scorso, che finalmente le loro posizioni sarebbero state regolarizzate. Ma fino a ieri, nessuno ha visto un pezzo di carta; e in molti disperano a fine mese di vedere una busta paga. Si parla di regolarizzazione fra marzo e aprile, ma non vi sono certezze in proposito. Infine, ieri mattina, la visita degli ispettori del Lavoro, ai quali sarebbero state consegnate numerose carte in un’atmosfera di evidente disagio.
Per il 20 febbraio è fissata una riunione del Cda dell’Isfol. All’ordine del giorno, però, non ci sono i precari ma la nomina del nuovo direttore generale (150mila euro l’anno).
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