Andrea Tornielli
da Roma
«Lo Stato dIsraele» deve poter esistere pacificamente e il popolo palestinese «deve poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche». Lo ha detto ieri mattina Benedetto XVI nel discorso dinizio anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Alla presenza degli ambasciatori dei 174 Paesi rappresentati, Ratzinger è tornato a condannare il terrorismo divenuto ormai «planetario», ha lamentato lassenza di libertà religiosa in alcuni Paesi e le spese «destinate agli armamenti», metà delle quali basterebbero a «togliere stabilmente dallindigenza» tutti i poveri del mondo.
Benedetto XVI, allinizio del suo intervento, ha detto che «limpegno per la verità è lanima della giustizia», spiegando che «diversità e uguaglianza», ciò che accomuna ogni uomo e ogni cultura e le reciproche differenze, devono essere sempre rispettate. «Tali considerazioni - ha continuato - mi sembrano applicabili con evidenza esemplare in quel punto nevralgico della scena mondiale che resta la Terra Santa». «In essa - ha detto ancora il Papa - lo Stato dIsraele deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto internazionale» e «il popolo palestinese deve poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire libero e prospero».
Ratzinger vede il rischio di uno scontro di civiltà, «pericolo reso più acuto dal terrorismo organizzato, che si estende ormai a livello planetario. Numerose e complesse ne sono le cause - spiega il Papa - non ultime quelle ideologico-politiche, commiste ad abberranti concezioni religiose». Non vi può essere alcuna giustificazione, dice, per questa «attività criminosa, che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale». Benedetto XVI ricorda come nella storia gli scambi e gli incontri fra popoli e culture abbiano arricchito lumanità e chiede che oggi «si tolga ogni ostacolo allaccesso allinformazione a mezzo della stampa e dei moderni mezzi informatici».
Il secondo passaggio del discorso è dedicato alla libertà religiosa. «Purtroppo in alcuni Stati - ha detto il Pontefice - anche tra quelli che pure possono vantare tradizioni culturali plurisecolari, essa, lungi dallessere garantita, è anzi gravemente violata, in particolare nei confronti delle minoranze». «A tutti i responsabili della vita delle nazioni - ha aggiunto - vorrei dire: se non temete la verità, non potete temere la libertà! La Santa Sede nel chiedere per la Chiesa cattolica, ovunque, condizioni di vera libertà, le chiede parimenti per tutti».
Il terzo punto del discorso papale è stato dedicato alla necessità del «perdono e della riconciliazione». Benedetto XVI, riferendosi alle guerre di religione, ha ricordato che la Chiesa cattolica ha chiesto perdono «in quanto anche da parte di suoi membri e di sue istituzioni sono stati compiuti gravi errori in passato». E ha detto che di riconciliazione hanno bisogno la Terra Santa, il Libano, lIrak e lAfrica, in particolare la regione dei Grandi Laghi e il Darfur. Infine, il Papa ha parlato delle popolazioni che non hanno «nemmeno lindispensabile per vivere in dignità»: «Non è pace la loro - ha detto Ratzinger - anche se non sono in guerra». Dopo aver citato le «emergenze umanitarie» dei profughi, di quanti sono costretti ad emigrare e della «piaga del traffico di persone», il Pontefice ha chiesto agli Stati di essere più generosi nelle risorse impiegate per lo sviluppo dei Paesi poveri.
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