Non tutto va male nonostante la crisi. Anzi, le famiglie italiane, grazie al loro basso livello di indebitamento e alla buona propensione al risparmio a cui possono attingere nei momenti peggiori, stanno meglio del previsto. Secondo un rapporto del Censis, che ha realizzato il primo dei quattro Diari della Crisi, l’indice di fiducia «è tornato a salire dopo i mesi bui della fine del 2008. E se l’economia nazionale non va, quella di buona parte delle famiglie italiane «sembra riprendere fiato». Tra i settori in crescita, secondo Coldiretti, aumenta del 6% la spesa in vini pregiati e cresce dell’8% la percentuale di acquisti di prodotti a denominazione di origine (28%) e del 23% i consumatori che comperano cibi biologici.
In generale, le esportazioni dell’agroalimentare italiano sono quelle con un segno positivo più alto (più 10%) mentre i consumi alimentari interni nel 2008, a differenza di altri settori, sono gli unici che complessivamente hanno retto. E nel 2009, grazie ai risparmi derivanti dall’abbassamento dei mutui e dei costi dell’energia, le famiglie avranno addirittura a disposizione 24,1 miliardi di euro in più da spendere. Ma secondo il Censis questo non comporterà una ripresa dei consumi: nonostante la fiducia dei consumatori sia aumentata, infatti, predominano «comportamenti prudenti negli acquisti» e gli italiani non sanno bene come tradurre in consumi questa maggiore disponibilità.
Intanto le banche, che sono state investite per prime dalla crisi, stringono i cordoni della borsa e il livello dei prestiti frena drasticamente. Nel novembre 2008 i prestiti erogati sono cresciuti a un passo più che dimezzato rispetto a un anno prima (più 4,6% dal più 10,4% del dicembre 2007) e a farne le spese sono soprattutto le piccole imprese e anche le famiglie, per le quali l’asticella si è praticamente fermata.
In generale la crisi si è abbattuta sui settori che non hanno rischiato nel recente passato, su «chi non ha ristrutturato, chi non ha aperto punti vendita all’estero e quindi non ha allargato il suo mercato». Tra i lavoratori, invece, la categoria più a rischio è quella a termine, che «potrebbe diventare il primo cuscinetto della crisi». Ma il Censis intravede nel calo dei rinnovi contrattuali degli ultimi mesi «buone probabilità che il numero di contratti interinali e a tempo ricominci presto a crescere». Intanto il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha spiegato che il Pil italiano è atteso in netto calo mentre deficit e debito saliranno. Il primo è stimato al 3,9 ben al disopra del tetto Ue del 3% previsto.
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