Gianandrea Zagato
«Dieci...cento...mille Nassirya» è uno slogan vergognoso, insopportabilmente doloroso. Non per Shukri Hroub. Per il rappresentante dellUnione democratica araba palestinese, quel leit motiv non sbeffeggia i diciannove carabinieri e lagunari italiani morti in Irak. Per lui, quel coretto, è la giusta risposta che meritano i «complici» degli americani. E lo crede a tal punto che, nelle manifestazioni di piazza dei centri sociali e degli antimperialisti milanesi, non perde occasione per gridarlo nel megafono dove usa tutto il fiato che ha in corpo per maledire gli americani, «la loro guerra per il petrolio dellIrak, dove rubano e distruggono per il profitto».
Dunque, «resistere in Irak è un diritto»?
«Solo la fine delloccupazione militare e dello sfruttamento economico possono restituire una possibilità alla pace rispettando il diritto di autodeterminazione dei popoli dell'Irak. Diritto allautodeterminazione che vale pure per il popoli dellAfghanistan e della Palestina».
Non prova niente di niente per i soldati italiani morti in Irak?
«Questa volta non è toccato agli irakeni uccisi ogni giorno nei bombardamenti e nei rastrellamenti, o a quelli rapiti e giustiziati con un colpo alla nuca dagli squadroni della morte o dai servizi segreti delle potenze occupanti. Questa volta è toccato ancora ai militari italiani. I responsabili? Sono i governi che mandano migliaia di soldati ad ammazzare e a farsi ammazzare in nome del petrolio e della superiore civiltà occidentale. Mi chiedo: è più grave bruciare due bandiere in piazza o ammazzare decine di persone per nome e per conto dellideologia sionista? per difendere gli interessi dellEni a Nassirya?».
Bandiere, quelle israeliane, che sono il simbolo di uno Stato...
«...che non rispetta le risoluzioni dellOnu, che pratica lapartheid e loccupazione, che è illegale dal punto di vista del diritto. Lo dicono i fatti.
Scusi, Shukri Hroub, ma che farebbe se vedesse bruciare una bandiera palestinese?
«Se la Palestina facesse quello che fa Israele, be sarei il primo a darle fuoco».
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