Italiani, la crisi non ferma il risparmio

Roma. Il risparmio è la ciambella di salvataggio delle famiglie italiane dinanzi alla crisi. Lo ha sostenuto Bankitalia nell’ultimo supplemento al Bollettino statistico e lo ha ribadito Bnl nel consueto Rapporto sul risparmio.
L’indagine, elaborata assieme al Centro Einaudi, ha messo in evidenza come nel 2009 la percentuale di italiani che si sono comportati da «formiche» è salita al 47% dal 31 del 2008, che aveva segnato il minimo storico. Per converso, la quota di coloro che non sono riusciti a mettere da parte alcunché è scesa dal 69 al 53 per cento. La causa principale dell’accumulo di risorse finanziarie è il movente precauzionale, ossia l’incertezza del futuro.
E così, approfittando del minor costo dei mutui a tasso variabile, le famiglie italiane che ne hanno la possibilità hanno scelto di destinare a «riserva» una maggior quota del reddito disponibile. Gli effetti della crisi finanziaria sono invece riscontrabili nel profilo di investimento: il primo obiettivo per il 56% degli intervistati è la sicurezza. Anche perché solo il 40% (era il 48% nel 2008) ritiene che al momento della pensione avrà un reddito sufficiente nonostante il 57% (il 44% l’anno scorso) consideri «sufficiente» il reddito attuale.
La necessità di preservare il proprio tenore di vita determina una fortissima risk aversion: il 45% ha dichiarato di non essere disposto a correre rischi per ottenere una maggiore remunerazione. Questa dinamica è comprensibile se si osservano i giudizi nei confronti del mercato azionario: circa la metà del campione (47%) non riesce a comprendere se i titoli siano sottovalutati o sopravvalutati e di conseguenza non intende azzardare la scommessa. Analogamente il rendimento atteso dalle azioni è sceso all’8 per cento. Ecco spiegato il ricorso al tradizionale bene rifugio degli italiani: il mattone. Per il 46% è il modo migliore di mettere soldi da parte. Soprattutto in periodi di burrasca.
Gli effetti negativi delle tensioni dei mercati finanziari hanno, tuttavia, impattato sulle famiglie: il 21% ha un finanziamento in corso e far fronte ai pagamenti è diventato difficile per il 18% delle famiglie con mutuo e per il 23% di quelle che hanno attivato prestiti personali.
Non a caso il presidente di Bnl, Luigi Abete, ha parlato di «bicchiere mezzo pieno». Secondo il numero uno dell’istituto di via Veneto la propensione agli investimenti a basso rischio «va bene nel caso singolo, perché è un segnale di prudenza ma nel complesso rischia di non far crescere il Paese».
E sulle strategie per accompagnare la crescita Abete ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa accennando al Fondo per le pmi lanciato dal Tesoro assieme a Cdp, Intesa, Unicredit e Mps.

«Non è né l’unico né il principale strumento per sostenere le piccole e medie imprese in direzione di una maggiore competitività», ha commentato aggiungendo che «le modalità per accompagnare le aziende possono e devono essere molteplici» e Bnl sta «già facendo moltissimo». Che la ex banca del Tesoro non sia «sponsor» del Fondo una traccia l’ha lasciata. «Siamo il quarto gruppo in Italia come ricavi - ha rimarcato - ed essendo il quarto avranno chiesto ai primi tre».

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