da Milano
Allora prepariamoci: Gabriella Cilmi rischia davvero di diventare una delle rivelazioni dellestate. Intanto è giovanissima: non ha neppure diciottanni - è del 1991 - eppure è già stata ai primi posti delle classifiche pop in mezzo mondo. E poi è italo australiana, è nata in un sobborgo di Melbourne, non sa una parola di italiano ma conosce qualche frase in calabrese, imparata dai suoi nonni o magari sentita pronunciare alla Festa della Madonna dove a Melbourne si ritrovano tutti gli emigranti da casa nostra. Per farla breve, Gabriella Cilmi sta scalando le classifiche inglesi a una velocità clamorosa e, quando lha intervistata, il Sunday Times lha riassunta benissimo così: «La nuova Amy Winehouse? Lemergente Gabriella preferirebbe essere la nuova Robert Plant». Insomma, con una battuta tipicamente inglese (Plant è lo strepitoso leader dei Led Zeppelin) eccola qui la cantante che, a modo suo, è un simbolo della nuova generazione di artiste che mescolano il pop con il rock e il soul concentrando tutta la sensualità solo nella voce, mica nelle minigonne, nelle mossettine o nei gemiti maliziosi. Senza magari accorgersene, indica che i tempi sono cambiati e ormai la musica, anche quella dedicata ai teenager, per sopravvivere alla spaventosa crisi economica si è raggomitolata intorno alla qualità e non ha più tempo da perdere nella ricerca di lolite alla Britney Spears. Daltronde basta ascoltare le prime note di Sweet about me, il singolo estratto dal cd Lessons to be learned che Gabriella Cilmi presenterà venerdì a Milano, è un piccolo gioiello di vocalità fresca e provocante, a metà strada tra Amy Winehouse e Macy Gray, capace di mantenere sempre alta la tensione e di non indugiare sui facili trucchetti di cui recentemente il pop ha abusato. Sarà per questo che a questa ragazzina non piace nessuno degli idoli popular - da Britney fino a Christina Aguilera o Beyoncé - che hanno allevato una generazione di adolescenti. «I miei musicisti preferiti - ha detto - sono gli stessi dei miei genitori: Nina Simone, Rolling Stones, Janis Joplin, T Rex e Sweet». Tutti artisti legati a un periodo, gli anni Sessanta e Settanta, che oggi ha il colore vintage della nostalgia ma di cui non si può (ancora) fare a meno se si parla di qualità. E poi cè la sua voce. Oggi lei dice, neppure fosse una veterana: «Una volta era molto più roca».
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