Jannacci, effetti subliminali del solito giro

Vi stupiremo con gli effetti subliminali, noi che facciamo la tv intelligente e ci destreggiamo nel testo e nel sottotesto del cabaret. Vengo anch’io? No tu no (Raitre, lunedì ore 21,05) dedicato a Enzo Jannacci era il primo degli speciali concessi dal rientrante direttore Antonio Di Bella a Fabio Fazio. L’incipit con quell’arrivo in bicicletta dalla nebbia milanese è già tutto. Antonio Albanese canta, alla grande, il brano del titolo, poi tocca al figlio d’arte Paolo Jannacci, illustrare Aspettando al semaforo, il libro dedicato a colui che molte persone «chiamano genio. Trattasi in realtà di padre». Roberto Vecchioni entra senza presentazione per cantare Vincenzina e la fabbrica. Intanto si celentaneggia inquadrando un ignoto signore che mangia di gusto a un tavolo d’osteria. Il messaggio è chiaro, non ce la tiriamo, scardiniamo le formule del varietà e siamo minimalisti. Ma l’effetto compagnia di giro è in agguato. Sfilano Cochi e Renato, Massimo Boldi e Teo Teocoli (meglio loro dei primi due), Paolo Rossi che sbuca da un armadio e s’informa se «il marito se n’è già andato?», Dario Fo. Quando Jannacci telefona perso fra bar e tram siamo al prediletto effetto straniamento. La suspense dell’arriverà o no non commuove l’audience (11,4 per cento). Gran finale con Quelli che.... Appena si aggiungono quelli degli amici, l’effetto elenchi di Vieniviaconme è automatico.

Svanisce la tenerezza del vecchio Enzo e si regolano i conti con gli evasori, i cinepanettoni, il Vaticano. Lui ascolta curioso, ma a distanza. E quelli della compagnia di giro dimenticano lo Jannacci più nuovo che parla «della carezza del Nazareno». Effetto rimozione?

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