Jean-François Revel, intellettuale scomodo

«Quando Jean-François Revel veniva intervistato a proposito di uno dei suoi libri, chiedeva con franchezza al suo interlocutore se avesse o no letto il volume in questione e - in caso di risposta negativa - pregava gentilmente il giornalista di farsi vivo quando avesse avuto le idee chiare sull'oggetto della loro conversazione». L'aneddoto, che dimostra la serietà e il rigore di Revel, viene ricordato da Laurent Theis, oggi responsabile delle edizioni parigine Tallandier e ieri, alle edizioni Plon, alter ego di Jean-François Revel per la pubblicazione delle sue Memorie e di numerosi altri libri. Opere che hanno contribuito a rendere celebre nel mondo intero il grande intellettuale transalpino scomparso lo scorso 30 aprile all'età di 82 anni. La sua figura di scrittore coraggioso e scomodo (scomodo soprattutto per un certo conformismo del «pensiero unico» alla francese) è stata ricordata all'Institut d'histoire sociale, che Revel ha presieduto dal 1998 alla sua scomparsa, da Laurent Theis e dal direttore, lo storico Pierre Rigoulot. Theis ha ricordato il rapporto d'amicizia che Revel aveva con Indro Montanelli, tradottosi in una collaborazione col Giornale.

Proprio in questi giorni esce in Francia il volume Pour Jean-François Revel, altra dimostrazione di come quello straordinario personaggio di intellettuale a tutto campo venga ricordato come uno dei grandi pensatori europei del XX secolo.

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