Josè presenta il conto: «Più punti di Mancini E la squadra la faccio io»

MilanoOk il calcolo è giusto. Dopo le confessioni di Mancini di qualche giorno fa, dopo la risposta di Moratti, anche Mourinho indirettamente ha voluto dire la sua. Ma partiamo dal presidente. Prima della partita questo il pensiero sull'ex allenatore nerazzurro: «Credo che Mancini faccia bene a dire che tornerebbe, dopotutto è ancora sotto contratto con noi. Ma l'Inter ha già un allenatore bravo che esprimerà tutto il suo valore». Allora tocca proprio a Mourinho chiudere il cerchio: «Non abbiamo meno punti dell'anno scorso». Già: per la prima volta la sua Inter, in confronto a quella di un anno fa, vince la sfida ai punti. E dopo Mancini, tocca pure una stoccata a qualche suo collega: «Mentre io scelgo la mia squadra da mandare in campo, ci sono molti allenatori che non lo fanno, il mondo del calcio ne è pieno», spiega il portoghese, chiarendo a cosa si riferisse qualche tempo fa quando parlava di allenatori che perdono la propria dignità professionale. «Se qualcuno mi dicesse come fare la formazione, il giorno dopo il mio ufficio sarebbe vuoto e le valigie pronte per tornare a casa». Difficile capire a chi si riferisse: forse al rossonero Ancelotti, con il quale il confronto dialettico a distanza si è acceso più volte.
I numeri e la matematica tornano attraverso un concetto caro al tecnico di Setubal: «Ora ci mancano venti punti per conquistare lo scudetto. Non soffriamo la pressione di doverlo vincere, ho sempre pensato che è meglio essere primi piuttosto che secondi: in questo modo non bisogna stare attenti ai risultati degli altri». Il riferimento alla Juventus si trasforma presto in un mare di complimenti: «Se non abbiamo ancora vinto il titolo è per merito loro. Stanno facendo un gran campionato, sono una grande squadra». Ma guai a paragonarla alla sua: «Non è superiore a noi. Prendete questa partita: di solito una squadra gioca sempre con i soliti due-tre difensori centrali. Noi invece abbiamo giocato con la nona coppia difensiva. Eppure grazie all'organizzazione riusciamo a sopperire a tutto questo».
Proprio questa analisi sfiora il tema mercato. Parlando del centrocampo ed elogiandolo per il gran lavoro di sacrificio che fa ogni partita, Mourinho ammette che «non ha un vero regista, quello che crea la magia, un numero 10: in Europa si sente». Insomma, l'assalto alla Champions dovrà ripartire da questa necessità. «Occorrono dei ritocchi, non certo dieci giocatori nuovi come qualcuno ha scritto. E la zona da rinforzare maggiormente è proprio il centrocampo. Questo insieme alla crescita di due-tre giovani che abbiamo e che diventeranno fortissimi». E anche Moratti lo sa: «Mourinho ha buon senso. La situazione internazionale obbliga a mantenere sempre attenzione. Abbiamo solo bisogno di piccoli ritocchi e abbiamo un settore giovanile che produce ottimi giocatori». Infine, si lascia andare a una battuta: «Certo, ascoltassi i giornali dovrei spendere quattro volte di più...».
Tornando alla vittoria sulla Reggina, Mourinho non abbassa la tensione: «Il risultato può apparire ampio ma voglio ricordare che Julio Cesar ha giocato e parato molto. Sono comunque contento di come siamo entrati in campo e abbiamo gestito i novanta minuti con tranquillità». Due parole su Cambiasso e Balotelli: «Non avevo timore della prestazione di Esteban in difesa, è un grandissimo giocatore. E sono contento di come abbia giocato Mario, ha corso sempre per aiutare la squadra». E, prima di congedarsi, non si è fatto mancare la stilettata ad Ancelotti: «Dice che fin qui la Juve ha fatto meglio di noi? Non mi frega, non penso nulla al riguardo».


La Reggina, per bocca di Nevio Orlandi, spiega così la sconfitta: «Abbiamo pagato il nostro avvio troppo timoroso. Poi, incassate presto le due reti, abbiamo avuto molte occasioni ma non siamo mai entrati veramente in partita: e questo con squadre come l'Inter non puoi permettertelo. Infatti il gol del 3-0 ci ha tagliato le gambe».

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