Kabul scopre il rock E i talebani scappano

E vai, let’s rock and roll in Kabul col concertone di sabato. Chissà dove si erano infilati i talebani, che effetto gli ha fatto nello stomaco il basso, nella testa l’urlo della chitarra elettrica, nelle gambe le percussioni. Tutti erano preoccupati, ma loro non si sono fatti vivi, evidentemente la forza cosmica del rock gli fa paura, abituati come sono solo agli scoppi delle bombe. Il concerto si chiamava Sound Central, live per la prima volta a Kabul dopo trent’anni. Annunciato all’ultimo momento per precauzione, ha raccolto bande dall’Australia, l’Uzbekistan, il Kazakistan e l’Afghanistan. Ballavano anche i poliziotti, anche ragazzi delle città che conosciamo solo per le basi militari e gli attentati. Un giovane di Kandahar, Ahmad Shah ha detto: «Dove vivo io, non c’è niente del genere, ho dovuto assolutamente venire». È di certo uno di quelli che ha gridato di gioia quando la cantante uzbeka Sabrina Ablyaskina ha urlato: «Kabul, miei nuovi amici, let’s rock».

Nei giorni scorsi i talebani hanno compiuto un’ondata furiosa di attentati, l’altro ieri le bombe hanno ucciso 3 persone vicino a Kandahar, e un altro attacco ha ucciso una guardia. Il 28 settembre dieci morti a Lashar Gat. Prima, a Kabul. Negli ultimi dieci anni 2.700 soldati delle truppe alleate sono stati uccisi. I talebani uccidono sempre, ma il rock li ha spediti a nascondersi.

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